Page 643 - Libro Sacro Monte di Varallo
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e come conferma la già citata lapide di Milano Scarognini, che si conchiude con la ben nota espressione“ut hic Hi(e) r(usa) l(e)m videat qui p(er)agrare neq(ui) t”. Non si può tuttavia dimenticare l’antichissima devozione per il Santo Sepol- cro di Gerusalemme in occidente assai prima delle crociate, con la costruzione di molti sacelli intitolati appunto al Santo Sepolcro, non sempre però riproducen- done o imitandone con esattezza le caratteristiche architettoniche. Molti ne avevo già elencati nel mio testo del 1980, non solo in Italia, tra i quali spicca il complesso di Bologna, seguito dagli altri di Pisa, Firenze, ecc... Ma l’elenco è andato infittendosi in questi ultimi decenni, grazie soprattutto alle ricerche ed alle pubblicazioni dovute al Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei, evidenziando l’insospettata diffusione del fenomeno. Mi pare però che meriti una particolare attenzione il Santo Sepolcro di Milano, risalente al 1099, non tanto perchè situato nella capi- tale del ducato a cui la Valsesia apparteneva, ma perché si trova nella città natale del Caimi,per cui è facile pensare che proprio da quella chiesa posta nel centro medioevale dell’abitato, all’incrocio del cardo e del decumano, possa esser sor- to il primo, suggestivo richiamo per il piccolo Bernardino ad appassionarsi alla Terra Santa ed a sviluppare quindi la sua venerazione per il sepolcro del Signore. Punto dunque di avvio per tutta la successiva missione del Beato Caimi e della sua realizzazione varallese. Devozione di san Carlo per la Passione Identico fatto, identica situazione dovrà verificarsi un secolo dopo per S.Car- lo Borromeo con la sua straordinaria devozione per la Passione del Signore, per la Santa Sindone, per il Sepolcro di Varallo a cui ritornava sempre con un’attra- zione tutta particolare. La chiesa del Santo Sepolcro di Milano sorge, si noti, a poca distanza (duecentocinquanta metri circa) dal quattrocentesco palazzo dei Borromeo. A differenza del Sepolcro di Milano, quello di Varallo non assunse la struttura di una chiesa, ma si limitò, secondo il piano del fondatore, a riprodurre il sacello del Santo Sepolcro di Gerusalemme, aggiungendovi accanto, sul lato destro, il piccolo romitorio per i frati, in cui passò, come è tradizione, gli ultimi tempi il Beato Caimi. Come si presentasse originariamente all’esterno il piccolo edificio, lo si può dedurre con una certa precisione dalle più antiche vedute del Sacro Monte, della metà del Cinquecento, nelle quali emerge appena dietro al portichetto che gli si addossa. La costruzione a base quadrata, di non più di sette otto metri di lato, risultava un parallelepipedo, ricoperto da un tetto a Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 643
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