Page 644 - Libro Sacro Monte di Varallo
P. 644
padiglione, cioè a quattro spioventi, come è chiaramente visibile nella pala di Giuseppe Giovenone il Giovane nella chiesa parrocchiale di Caresanablot, databile verso il 1560. Ben presto, come si è detto trattando del portichetto, gli si affiancò sulla sinistra il piccolo sacello con l’altare dedicato all’inizio del Cinquecento a San Francesco e gli si antepose il portichetto antico, che si affaccia sulla piazza. Con l’andare del tempo, nella seconda metà del Cinquecento, si eresse alla sinistra, sullo strapiombo dominante Varallo, la casa del Valgrana. All’inizio del Seicento venne quasi fasciato dal loggiato che dal Palazzo di Pilato, delimitando verso occidente la Piazza Maggiore, conduce alla cappella della Salita al Cal- vario. All’inizio del Settecento tutto l’insieme venne stravolto sul lato destro con l’abbattimento dei due piccoli ambienti laterali e della successiva cappella gaudenziana del Noli me tangere, ricavando l’attuale oratorio del Santo Sepol- cro, circondato dal nuovo portico ed innalzando sul retro un piccolo campanile. Questa situazione è chiaramente visibile in alcune vedute panoramiche della Piazza Maggiore, come quella all’acquaforte di Gerolamo Cattaneo nella gui- da del 1777, ricopiata xilograficamente e pubblicata, nelle successive guide del 1812, 20, 26, 29, nelle quali si possono osservare le due finestrelle originarie del primo piano ed il tetto non più a quattro falde, ma ridotto ad un solo spiovente verso la piazza. Galloni e l’antico edificio Nella seconda metà dell’Ottocento poi, come ricorda il Galloni in una pagina piena di rimpianto e di commossa poesia, l’antico edificio viene ulteriormente alterato. Scrive il Galloni:” Il ricetto di fianco al S. Sepolcro, sull’a picco della roccia, fu primamente parte della dimora di Bernardino Caimi. Là il monaco inspirato, beandosi alla vista dello splendido circostante panorama, ne pensò le analogie colle alture e colle valli di Terrasanta. Di là, spingendo lo sguardo lontano fin dove l’erta del monte nasconde lo scintillare delle serpeggianti ac- que del Sesia, benedisse l’avanzare frequente delle turbe che per aspro sentiero salirono salmodiando alla nuova Solima. E fu sottratto al pubblico godimento dei ricordi e del più bello dei panorami. E, quel ch’è più, coll’elevarlo, si chiuse- ro i sovrastanti finestroni della galleria uscente dal Palazzo di Pilato, guastando la severa ed imponente linea del monumento, mentre la debole consistenza del fabbricato e la povertà dei materiali usati alimentano il dubbio che il concessio- nario siasi fatto più sollecito di procurare una propria comodità che non uno stabile beneficio al Sacro Monte”. 644 Cappella - 43