Page 639 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Si legge nella guida del 1743: “ Detta Cappella contiene la statua di San Car- lo, con quella di un Angelo al di sopra, e sono opera dell’Arrigoni Milanese, e le pitture, che ornano detto Mistero sono del citato nostro Borsetti Varallese”. Lo stesso periodo è ripetuto alla lettera nella successiva guida del 1751. Due dunque in origine le statue: quella genuflessa ed orante di San Carlo e quella in alto in volo tra le nubi di un angioletto, come si può dedurre anche da una po- polaresca xilografia riprodotta su molte guide del Settecento e dell’Ottocento. Le due statue d’una qualità non eccelsa, un po’esteriore ed enfatica, vennero modellate nel 1722 dal poco noto scultore milanese Giuseppe Arrigoni (Gio- vanni Battista per alcune guide). Gli affreschi del Borsetti dovettero venir ese- guiti quasi contemporaneamente o subito dopo,tenendo presente che il pittore fu attivo sul Sacro Monte nel 1724 per lavori nelle cappelle del Redentore del Mondo e di Cesare Napoli (cioè quella di Cesare Maggi lungo la salita), mentre in seguito la sua presenza non è più documentata. Sulla facciata della cappella un’iscrizione latina ricordava l’annunzio angelico a San Carlo della sua prossi- ma morte. Nessun dato nuovo emerge dalle varie guide della seconda metà del Settecento e del primo Ottocento, che per lo più ignoravano addirittura la cappella. Solo in quelle del tardo Ottocento si dirà che il volto del Santo, modellato dall’Arrigoni, era stato tratto dalla maschera del defunto, custodita dalla famiglia Borromeo, e d’allora in poi ciò verrà quasi costantemente ripetuto, senza però nessuna prova sicura. Invece la guida del 1829 fornisce una notizia di particolare rilievo per la cap- pella, Vi è scritto infatti per la prima volta: “ Qui si vede esposta alla vista dè visitatori la Lettiera sopra la quale in questo Santuario riposò questo grande Arcivescovo e Cardinale”. Lo dice l’anno successivo anche il Bordiga. La cappella di San Carlo Il primo a ricordare l’umilissimo letto in legno sul quale il Borromeo prese i suoi brevi riposi nelle notti tra il 12 ed il 27 ottobre 1584, concedendosi un pa- gliericcio solo dal 22 in poi per esser stato colpito dalla febbre, è sempre il Fas- sola nel 1671, a poco più di ottant’anni dalla scomparsa del Santo. Egli precisa: “Nella cella ultima che sta in dett’angolo albergò San Carlo perciò si tiene con venerazione avendo dentro ancora la medesima Lettie benché rotta in qualche parte dà divoti, che ne prendevano dè pezzi per divozione”. Le stesse cose ripete poco dopo il Torrotti. • Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 639