Page 635 - Libro Sacro Monte di Varallo
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presenti sul Sacro Monte alla sua epoca. La prima, quella di Gaudenzio nella cappella di San Francesco, affrescata su una delle brevi pareti laterali, forse già in condizioni non buone all’epoca del d’Enrico, cancellata all’inizio del sette- cento e di cui non esiste alcuna riproduzione, ma che forse poteva ancora essere un punto di riferimento utile; l’altra, già nella cinquecentesca residenza dei frati (ora dei padri Oblati), di cui rimane una testimonianza fotografica non eccezio- nale. Il Caimi vi appare di fianco al Sacro Monte, che indica con il braccio sinistro. La sua figura è quella di un frate anziano, magro, con i capelli sulle tempia e la barba bianchissimi, risalente forse agli anni Quaranta-Cinquanta del Cinque- cento, purtroppo andato inconsultamente distrutto verso gli anni Trenta nel Novecento; risulta infatti ancora esistente nel 1928. Nulla a che fare però con l’umile fraticello, mite e di mezza età, dall’aspetto popolare, quasi contadino, ideato dal d’Enrico. Ma il fascino che emana quest’immagine dimessa di religio- so tutto incentrato sul suo Sacro Monte ha fatto testo. È stata immediatamente percepita, è stata ripresa in varie tele varallesi, ripetuta in quasi tutte le guide, trattati, repertori per ben visitare la Nuova Gerusalemme in incisioni, xilografie, litografie, con esecuzioni più o meno corrette, eleganti o ingenue, più o meno raffinate o popolaresche. È diventata l’icona per eccellenza, l’immagine, la raffi- gurazione esemplare, classica del Caimi; quella che ha fatto testo, che ha sfidato i secoli. Certo più aulica, più monumentale, più impressionante è l’imponente statua in rame che accoglie il pellegrino subito dopo l’ingresso dell’Alessi al Sa- cro Monte, alla quale fa riscontro quella di Gaudenzio. Ma forse proprio per la sua solennità, per il gesto oratorio ed un pò retorico, d’effetto, non ha saputo cogliere l’afflato poetico, il tono, il clima umanissimo che emana la terracotta così calda e palpitante di Giovanni d’Enrico. È stato un gesto di grande sensi- bilità e di alto valore culturale da parte dell’Inner Wheel Valsesia l’aver voluto finanziare i restauri di quest’opera così ricca di fascino inaugurati nel maggio 2010, che grazie al lavoro attento ed appassionato di Fermo De Dominici ha ridato freschezza e trasparenza all’immagine quasi sconosciuta e dimenticata nell’“angolo delle memorie” della Nuova Gerusalemme, come diceva nel Sei- cento il vescovo Volpi. Rimane solo più da ricollocare la delicata e fragile anta di antichi vetri, forse risalente al primo Seicento, a protezione della nicchia per riparare la delicata statua dalla polvere e da eventuali vandalismi, per ricreare con rigore la suggestiva atmosfera di un tempo. Il frammento di roccia proveniente dal Sepolcro di Gesù a Gerusalemme Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 635
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