Page 630 - Libro Sacro Monte di Varallo
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tre lapidi, dopo quella del Roggero, s’incontrano o si calpestano in quest’ultimo tratto del portichetto. La prima, situata sul pavimento, subito davanti a quella del Prefetto Roggero, copre la tomba terragna del sacerdote De Gregoriis, No- varese (sembra di poter leggere nella scritta abrasa, originario di Pogno), dottore in ambe le leggi, convittore del Sacro Monte, benemerito per un legato annuo, morto nel 1868 all’età di settantaquattro anni. Subito dopo, su una delle lastre di pietra del pavimento, che chiude una bo- tola , compare incisa la scritta ANTICA CISTERNA, affiancata sulla sinistra da una croce greca. L’iscrizione deve risalire all’inizio del Settecento, quando venne ricostruito il portichetto, ma è significativo che vi si sia evidenziata già fin d’allora l’antichità della cisterna. Si tratta di una testimonianza documentaria di particolare interesse storico ed archeologico, perché la cisterna è già citata nella prima guida del Sacro Monte, del 1514, in cui, nel trattare del portichetto antistante al Sepolcro, è ricordato da una parte del Sepolcro stesso “uno altare”, ossia quello poco dopo dedicato a San Francesco, e quindi “una cisterna a l’al- tro cantoneto”, ossia dalla parte opposta. Nessun dato al riguardo forniscono invece le successive guide dalla seconda metà del cinquecento in avanti, essendo ormai stato costruito l’acquedotto, secondo il Fassola fin dall’inizio dell’impre- sa. Solo nel 1667 il notaio Giuseppe Antonio Gasperino in un accurato elenco di tutte le testimonianze di stemmi, ritratti e benemerenze degli Scarognini e dei d’Adda in Varallo; e sul Sacro Monte, cita in latino “fuori dall’edificio del Santo Sepolcro, verso nord, una cisterna piena d’acqua per l’uso degli abitanti del fabbricato, o abitazione”, segno che nonostante l’esistenza dell’acquedotto, era ancoa in funzione nella seconda metà del Seicento. Ed il Fassola, nel 1671 cita anche lui, fuori dal portico di allora “un’antica cisterna della quale si serviva il padre Bernardino”. Secoli dopo il Galloni, nel 1914, ricorda “la cisterna, che aperta più presso al Santo Sepolcro, provvide l’acquea alle primissime opere, e venne fatta del tutto scomparire, mediante riempimento, intorno alla prima metà del secolo scorso”, cioè dell’Ottocento. Così, in gran parte ripiena di detriti e di terriccio è ancora al giorno d’oggi. Essa dovette quindi servire anche per il Caimi ed i primi frati che risiedevano negli ambienti adiacenti al Sepolcro, ossia nella “fabrica sibi contigua”. Ma quale è l’origine della cisterna? Venne scavata allora per l’erezione dei primi edifici della Nuova Gerusalemme varallese e per rifornire la piccola co- munità religiosa, come si può pensare, trovandosi quasi a contatto diretto con l’originario complesso del Santo Sepolcro, o era precedente? Il super parietem, 630 Cappella - 42