Page 625 - Libro Sacro Monte di Varallo
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ogni parte ancora remota gente in grandissima quantità, sì per vedere la Santa somiglianza della pietra, come per divozione del luogo...”, imprimendo così un tono miracolistico al fatto. Più avanti poi nella descrizione delle singole cap- pelle, quando giunge a trattare del Santo Sepolcro, quasi a conferma di quanto già detto, aggiunge: “A canto destro entrando dietro la Porta in piedi sta’per attestatione della vera similitudine la prima Pietra, che si trovò ne’primi fonda- menti, come s’è descritto nella Storia sopra, tutta somigliante a’quella del Santo Sepolcro”. Il racconto del Fassola è ripreso pochi anni dopo dal Torrotti in modo quasi analogo e riconferma che ‘S’entra in picciol tugurio ove sta’alzata la prima pie- tra trovata consimile a’quella, che cuopriva il San Sepolcro, come s’è detto”. Dunque nella seconda metà del Seicento la grande pietra non si trovava più, come nel 1514, per terra fuori del portichetto, ma nell’interno del primo vano del Sepolcro, cioè nell’atrio o cappella dell’Angelo, come già si è detto trattando della cappella stessa, sul lato destro dell’ingresso, accanto alla porta che allora dava accesso al “luoco per orar” ed oggi all’oratorio del Santo Sepolcro, in una posizione infelice ed ingombrante. All’inizio del Settecento avviene però tut- ta la ristrutturazione del complesso del Sepolcro, e già la guida del 1704 ci dà notizia della nuova collocazione della pietra, ossia di quella attuale: “Vedesi la detta pietra con l’incrittione esposta in un nicchio sotto il Portico di questo San Sepolcro”. Tale situazione non muterà più, mentre quasi sempre le varie guide ripeteranno la narrazione del ritrovamento miracoloso fino al Novecento. Don Ravelli e il suo ‘si dice’ Solo il Ravelli, con cautela, riferendo la tradizione, vi aggiunge un “si dice”. Ancora nel 1928 il P. Sala sostiene la veridicità della secolare credenza, anzi ne trova conferma nel fatto che la pietra sia già ricordata nella guida del 1514, che era stata scoperta e pubblicata dal Durio solo due anni prima. Ma tale tradizione, per quanto così antica, non è sostenibile per due evidenti ragioni: 1) È noto che la pietra di chiusura di un sepolcro ebraico, quindi anche del Sepolcro del Signore, era un masso di forma circolare, simile ad una grossa macina da mulino, che si faceva rotolare in un apposito incavo rasente all’in- gresso del primo dei due ambienti, o anticamera del sepolcro, cui era appoggiata. Invece la pietra del Sacro Monte, nonostante una certa parvenza di curvatura ai quattro angoli, data la sua forma allungata ed irregolare, non presenta per nulla le caratteristiche di una mola, nè ne suggerisce il ricordo, nè tanto meno potrebbe venir rotolata. 2) La pietra tradizionalmente ritenuta quella che chiuse Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 625