Page 623 - Libro Sacro Monte di Varallo
P. 623
prima pietra, ma il compimento, la conclusione di tutto l’edificio, come del re- sto già nel 1671 riteneva il Fassola scrivendo “ridotta a questo termine la Santa Fabrica... sopra il Santo Sepolcro fece porre intagliate queste parole...”, La lapide poi è una dedica solenne, un’attestazione di realizzazione di un’opera, e come tale la si compone, la si offre, la si scopre, la si inaugura, la si data sempre a lavori ultimati e non a lavori appena incominciati. Infatti la data di inizio di un edificio la si segna sulla prima pietra, che viene interrata nello scavo delle fondamenta e non sull’architrave dell’ingresso di una costruzione ultimata, mentre invece sulla porta o sul fastigio, o anche sul comi- gnolo si segna la data di conclusione dei lavori. Per di più sarebbe stato assai sin- golare e contrario alla logica, dare inizio ad un’impresa edilizia proprio in piena stagione autunnale, quando dopo pochi giorni per l’inclemenza del tempo, i primi freddi ecc., l’attività dei muratori avrebbe dovuto necessariamente venir sospesa fino alla primavera dell’anno successivo. Stranamente già nel 1909 era dello stesso parere anche il Galloni. Per cui l’inizio della fabrica del Santo Sepol- cro deve porsi attorno al 1488-89, non più tardi, tenendo pure presente che una imprevista sospensione dei lavori di scavo dovette verificarsi con il ritrovamento della grande pietra, che si ritenne del tutto simile a quella che aveva chiuso l’in- gresso del Sepolcro di Gesù a Gerusalemme. Nel testo della lapide è poi anche ben evidenziato e specificato il ruolo del Caimi, sottolineando che “excogitavit loca”, che può intendersi come scelse il luogo, o anche ideò l’insieme, l’impian- to, la planimetria generale dei vari luoghi” ad imitazione delle località di Terra Santa, perché “qui veda Gerusalemme chi non può recarvisi” (qui peragrare ne- quit). Il testo veramente non poteva essere più chiaro ed esplicito. Ma oltre a questa lapide di così assoluta importanza ed efficacia, vi sono, come si è detto, altre due scritte al di sopra ed al di sotto di essa. Quella superiore, oggi in pessime condizioni, ridotta a lacerti di parole ed assolutamente indecifrabile, si rivela un vero palinsesto, trattandosi di frammenti di due scritte sovrapposte e di iverse. Per fortuna ci vengono in soccorso alcune fotografie di cinquant’anni or sono, in cui il testo risulta ancora completo e perfettamente leggibile. Esso è tratto dai vangeli, come tanti altri apposti in varie cappelle ai cui episodi si riferiscono, e qui logicamente riguarda il Santo Sepolcro. La scritta così recita: “Giuseppe preso il corpo di Gesù / lo pose nella sua tomba nuova / che aveva scavato nella roccia”. Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 623
   618   619   620   621   622   623   624   625   626   627   628