Page 648 - Libro Sacro Monte di Varallo
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s’entra (nel vero ambiente sepolcrale) con sopra un’Inscrizione così. QUESTO LUOGO È TUTTO SIMILE AL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME”. Dunque all’epoca del Fassola la pietra, o menir, ora esposta sotto il portichetto, era situata entro l’anticamera sepolcrale, tra la porta d’ingresso e quella che sul lato destro immetteva allora nel “luoco perorar”. La guida del 1514 la ricordava invece situata per terra dopo esser usciti dal portichetto. La stessa situazione descritta dal Fassola viene confermata non molto dopo, nel 1686, dal Torrotti, ricordando anche lui che nel piccolo ambiente era situata la pietra simile a quella “ che cuopriva il S. Sepolcro” di Gerusalemme, in una posizione in verità assai ingombrante, cosicchè all’inizio del Settecento, nella ristrutturazione generale del complesso del Sepolcro, verrà sistemata nel nuovo portico, come la vediamo oggi. Nulla di significativo vi aggiungono le molte gui- de del settecento e del primo ottocento, limitandosi ad elencare la statua della Maddalena sulla sinistra, il basso ingresso all’aula sepolcrale, sovrastato dall’i- scrizione al centro e la porta d’accesso al nuovo oratorio del Santo Sepolcro sulla destra. Il Cusa, solo in nota, cita la “cella” antistante al Sepolcro” dedicata alla memoria dell’Angelo che disse a Maria colà accorse: Egli è risuscitato non è qui”. Aggiunge poi con precisione che “ a destra vi è un sasso sul quale deve esser stata posta a sedere la statua dell’Angelo ricordato dal Fassola” e cita quindi alla sinistra la statua della Maddalena. Questa è la stessa situazione in cui si tovava l’ambiente fino al 1945 circa, come ci documenta anche una vecchia fotografia anteriore a quell’anno, in cui si scorge sulla destra il blocco di pietra parallelepi- pedo su cui doveva esser fin dall’origine collocata la “statua antica” dell’Angelo, da tempo non più esistente, e quindi nella parete una nicchia con murata una cassetta per le elemosine. L’ambiente appare squallido e dimesso con il pavi- mento originale in grossi riquadri di pietra e tracce di una decorazione parietale assai modesta in cui risaltano delle strisce orizzontali sovrapposte ad una certa distanza l’una dall’altra. Nel 1945-46 al termine della seconda guerra mondiale,essendo rettore del Sa- cro Monte l’indimenticabile Padre Francesco Fasola, poi Arcivescovo di Messi- na, tutto il vano venne abbellito, quasi certamente sotto la direzione di Emilio Contini, sostituendo il pavimento in pietra con uno più elegante in lastre di marmo venato, ma non confacente al luogo ed alla tradizione del Sacro Monte. Venne eliminato il masso, risalente all’origine della costruzione, su cui posava la statua o manichino dell’Angelo, chissà dove andato disperso. Le pareti vennero 648 Cappella - 43