Page 652 - Libro Sacro Monte di Varallo
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alcuna osservazione al riguardo. Nel secolo XVIII la guida del 1747 e quella del 1751 ricordano la Maddalena, ma ignorano la figura dell’Angelo. Anche il Bor- diga nel primo ottocento, come già detto, cita solo la Maddalena. Così scarsi dati in un tanto ampio arco di tempo, non sono sufficienti per po- ter capire quando la figura dell’Angelo venne eliminata. Due sono le situazioni più probabili. Si può pensare ai primissimi anni del settecento, non risultando in seguito più citato, quando avvenne la ristrutturazione completa degli ambienti originari alla destra del Santo Sepolcro, eliminando la piccola cella “fatta per orare”, sostituita dall’attuale oratorio del Santo Sepolcro. Oppure si può ipotiz- zare un momento assai più tardo, cioè il 1831, quando venne sostituito il vestia- rio di Maria Maddalena per volere del vescovo di Novara, Cardinal Morozzo, ritenendo forse troppo malandata e poco decorosa quella figura così arcaica. Si pensi che solo poco più di dieci anni prima era stato eliminato il pregevolissimo gruppo ligneo della “pietra dell’unzione”. In un caso o nell’altro rimase solo più in loco il masso su cui era seduto il manichino dell’Angelo. Unico dato sicuro è quello riferito dal Cusa, nella sua opera pubblicata nel 1857, che ricorda come l’Angelo era da tempo scomparso. Ne rimaneva quindi solo più la memoria ed il rimpianto, forse anche per un ricordo personale di alcuni decenni prima, ma soprattutto attraverso la testimonianza viva ed evidente del blocco di pietra alla destra del basso ingresso alla cella sepolcrale, anch’esso eliminato novant’anni dopo, durante i restauri del 1945-46, cancellando così l’estremo ricordo, l’estre- ma testimonianza dell’antica statua. La cella funeraria Dall’anticamera del sepolcro, o cappella dell’Angelo, come è detta a Gerusa- lemme, si accede al retrostante, angusto vano funerario, ossia al vero e proprio San- to Sepolcro, attraverso uno stretto e basso passaggio, non più alto di una sessantina di centimetri, aperto al centro della parete semicircolare, sormontato da un archi- trave in pietra non levigata, su cui è incisa la scritta, composta da due righe: SIMILE. E. IL. STO / SEPULCR°. De. Yu. XPO. I caratteri tracciati, le abbreviazioni non disposte con rigore aulico, ma con andamento modesto e provinciale, si rivelano assai lontane da quelli della lapi- de marmorea del 1491, eseguita da mano maestra, che ricorda il compimento dell’opera per volere di Milano Scarognini, murata all’esterno sotto il portico, sulla porta di accesso al complesso del Santo Sepolcro. Se ne può dedurre che la lapide in pietra debba risalire ad un momento an- 652 Cappella - 43