Page 651 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Dopo di me la Stefani non osa riconoscere a Gaudenzio la paternità della statua non notata dal Testori, e si limita ad assegnarla genericamente a “scultore gaudenziano”. Ne riconosce invece la paternità del grande maestro valduggese il Gentile. Ultima in ordine di tempo, lo scorso anno, la De Filippis si limita a col- locare cronologicamente la figura nel primo decennio del Cinquecento, ricor- dando inoltre che nel 1831 venne sostituito l’antico e forse originario abito con uno nuovo in tela gessata e dipinta “per espressa richiesta del cardinal Morozzo, al fine di renderla decente”. Molto meno complesso appare il discorso riguardante l’altra figura, certo an- ch’essa un manichino in legno e stoffa: quella dell’Angelo, coevo alla Maddale- na ed uscito anch’esso dalla stessa bottega gaudenziana, già esistente, come si è visto nel 1513. Il messaggero celeste completava la scena evangelica che si svolgeva nell’anti- camera; scena costituita unicamente dalle due figure: la Maddalena all’estrema sinistra e pressoché nascosta, e l’Angelo sulla destra, ben più in vista, quasi pres- so al basso ingresso della cella funeraria, nell’atto di annunciare alla Maddalena che il Cristo non era più lì nel sepolcro. Per questo a Gerusalemme l’anticamera del Santo Seolcro è detta “cappella dell’Angelo”. I pellegrini dunque per accede- re all’angusto ambiente del Sepolcro dovevano attraversare interamente l’anti- camera, frapponendosi fra le due figure in sacro colloquio, quasi disturbandolo ed interrompendolo: caso unico in tutto il Sacro Monte. La guida del 1514 così descrive l’Angelo dedicandogli due versi nel “ capitolo XXII”, in cui si tratta più ampiamente della Maddalena: “Un angelo quivi giaze per aviso Dicendo non est hic il crucifixo”. Lo citano poi le due guide del Sesalli del 1566 e 1570, seguite dalle varie altre del tardo Cinquecento, sottolineando che lo si vede prima di entrare nel sepolcro: “Vicino a quello (cioè al Cristo sepolto) è poi sculto, e ben fatto. E prima ch’a questo entri (cioè al sepolcro) la figura D’un angelo vedrai…”. Più oltre nel tempo, nella seconda metà del Seicento, è importante l’informa- zione fornita dal Fassola che ricorda in “un picciolo Tugurio”, ossia nell’antica- mera del Sepolcro, “la Statua di S. Maria Maddalena” e quella “d’un’Angiolo antico”, riconoscendo così la datazione dell’opera ai primi decenni del Sacro Monte. Poco dopo il Torrotti si limita a nominare l’angelo, senza aggiungere Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 651