Page 242 - Libro Sacro Monte di Varallo
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stabilisce di far erigere di fianco una nuova cappella per i Dormienti. Nel 1608 (convenzione del 6 luglio citata dal Galloni) pur non essendo ancora iniziata la cappella si dà ordine di far dipingere le tre statue a Melchiorre, sperando for- se di innalzare in breve tempo il nuovo tempietto. Tutto rimane però arenato. Interviene a questo punto il conte Pio Giacomo Fassola con la sua elargizione e nel piano generale di ristrutturazione della parte alta del Monte del 1609 Gio- vanni D’Enrico progetta una decorosa cappella per i Discepoli dormienti, un po’ discosta da quella dell’Orazione nell’orto, e con la facciata rivolta verso levante. Tra il 1609 ed il 12 la cappella viene eretta a spese del Fassola, ma rivolta verso mezzogiorno. Nel 1612 Giovanni D’Enrico modella la quarta statua, di Gesù che sveglia i discepoli addormentati; il 7 dicembre 1612 viene dato l’incarico a Melchiorre D’Enrico di affrescare la cappella ed è ovvio che i dipinti verranno eseguiti solo nel 1613. Forse verso la fine dello stesso anno, o al massimo nel 1614 il Morazzone, che proprio nel 13 deve riprendere e condurre a termine gli affre- schi della cappella dell’Ecce Homo (ancora in parte da eseguire il 7 dicembre del 1612, come ricorda un documento), fa la sua perizia degli affreschi e delle statue. Così mi pare che tutti i tasselli possano collocarsi al giusto posto. In tal modo nel giro di sette anni si porta a compimento l’impresa. Nel 1617 il cardinal Taverna nella sua visita pastorale al Sacro Monte ri- chiama l’attenzione sulla convenienza di congiungere la cappella dell’Orazione nell’orto con quella dei Discepoli dormienti, ma evidentemente si tratta solo di rendere più funzionale e più agevole la discesa da una cappella all’altra con un percorso meglio tracciato e più comodo. Risultano dunque non molto precise le guide del Settecento e del primo Ot- tocento che datano la cappella attorno al 1618, forse basandosi sul Fassola che nel 1671 aveva approssimativamente riferito gli affreschi a circa cinquantanni prima. Inspiegabile invece il 1663 riportato dalla guida del 1829. Ma” come doveva presentarsi la cappella con le statue di Giovanni D’Enrico ed i dipinti del fratello Melchiorre? Pochissimo se ne può dedurre dalle due sommarie e rustiche xilografie ripro- dotte nelle varie pubblicazioni per ben visitare la Nuova Gerusalemme edite nel Settecento e nel primo Ottocento, anche se quella che illustra le guide del 1765, 1807, 1819 ha una certa pretesa di descrivere il paesaggio dello sfondo pittorico. Ma per fortuna ci viene in aiuto la litografia che raffigura l’interno della cappel- la nel volume del Cusa (1857), d’una fedeltà encomiabile e di un insostituibile valore documentario per noi oggi. La collocazione delle statue risulta identica a quella attuale, ma l’illustrazione 242 Cappella - 22