Page 241 - Libro Sacro Monte di Varallo
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stima fatta dal Morazzone, di particolare interesse in ispecie per quanto riguar- da le statue, ivi essendo fissato che il compenso di scudi quattro d’oro, assegna- to per la coloritura di ciascuna di quelle contenute nella Cappella dei Discepoli dormienti, dovess’essere prezzo fatto per ogni altra del medesimo artefice, tolti i putti ed i cani, da considerarsi mezze statue e pagarsi metà prezzo». Ma la scrittura del 7 dicembre 1612, rogata dal notaio Albertino, pubblicata dal Tonetti nel «Museo Storico ed Artistico Valsesiano» fin dal 1886 (il Bor- diga aveva scritto 7 settembre), non riguarda affatto la stima compiuta dal Mo- razzone, contiene invece la convenzione tra i fabbriceri e Melchiorre D’Enrico per affrescare la cappella. Dunque in quel momento gli affreschi non esistevano ancora, quindi tanto meno potevano venir valutati. La stima da parte del Moraz- zone, pure pubblicata dal Tonetti nel suo «Museo», riguarda non solo i dipinti, ma tutta la cappella, ossia la muratura al di sopra del pavimento e le statue, per un totale di lire 600 imperiali, stabilendo che le statue «per la pittura si pagano le grandi L. 24 l’una, e le piccole L. 12, e così per tutte le statue del monte». Purtroppo però tale stima non reca data, né è riportata nel registro biografi- co del Morazzone stesso. Deve comunque essere non certo del dicembre 1612, come vorrebbe il Galloni, ma almeno di più di un anno dopo, compiuti cioè gli affreschi che Melchiorre non potè iniziare prima della primavera del 1613. È significativo a questo riguardo che nella guida del Sacro Monte edita pro- prio nel 1613 con le xilografie di Gioacchino Teodorico Coriolano non compa- ia il mistero dei Tre discepoli dormienti, quasi a confermare che la cappella non era ancora terminata. Stando poi al Torrotti (1686), le statue e le pitture erano già state iniziate da Giovanni e da Melchiorre D’Enrico «e però finite con l’edifitio, e bel portico per elemosina particolare del nostro benefattore il C. Pio Giacomo da Rassa, Fassola S. Maiolo, che legò pure alla Veneranda Fabrica in mancanza di linea il Palazzo detto anticamente dei Merli con altri beni». E sorprende non poco che questa notizia non ci sia stata trasmessa dallo storico Fassola, sempre pronto ad esaltare a proposito ed a sproposito la sua famiglia, ma da un altro scrittore, sebbene molto legato a casa Fassola. Ma questo dato, poi sempre riferito dai successivi compilatori di guide del Sacro Monte, variando molto spesso il nome del benefattore (Giacomo, Gian Giacomo, ecc.), può forse venire a confermare quanto fin qui è stato detto. Penso dunque si possano così riassumere i fatti: nel 1606 Giovanni D’Enrico modella le tre statue dei discepoli dormienti pensando di poterle collocare nel- la cappella dell’Agonia nell’orto. Ma essendo troppo angusto il vano il vescovo Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 241
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