Page 244 - Libro Sacro Monte di Varallo
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estivo al Sacro Monte, oltre ad offrire i due pulpiti gemelli per la Basilica, dona- va 6000 lire perchè si prolungasse Casa Parella, conglobando e ricostruendo di conseguenza la seicentesca cappella dei Tre discepoli dormienti. La riedificazione venne attuata tra il 1864 ed il 65 leggermente più avanti ed abbassando il pavi- mento di m 2,50 per risultare allo stesso livello ed in linea con le altre due cappel- le già esistenti sotto il portico. Si riutilizzarono ovviamente le quattro pregevo- lissime statue di Giovanni D’Enrico, mentre gli affreschi vennero sostituiti nel 65 dal pittore torinese Paolo Emilio Morgari. Saggiamente si conservarono in parte dietro alla nuova cappella le pareti della precedente con i rovinati affreschi di Melchiorre. Così Casa Parella con il prolungamento di due arcate di portico e quattro nuove finestre per ognuno dei due piani sovrastanti acquistava il suo aspetto definitivo e la cappella dei Tre discepoli cessava di essere un tempietto autonomo e veniva a presentarsi così come la vediamo ancora oggi, mentre l’a- zione scenica nel suo complesso ripeteva fedelmente quella ideata all’inizio del Seicento da Giovanni D’Enrico. Il ruolo primario è sempre sorretto dalle statue con la loro inconfondibile carica umana. Le tre figure degli Apostoli abbandonate nel sonno, rannicchiate su se stesse, d’una spontaneità e d’una naturalezza sconvolgente, vere creature oppresse dal peso della loro stanchezza fisica, della loro terrena fragilità ancor più che da un travaglio interiore, sono vicinissime per forza creativa (quella al centro arrovesciata all’indietro in modo particolare) al S. Giuseppe dormiente nella cappella del Primo sogno di S. Giuseppe, ben nota per essere tra le più tipi- che e suggestive creazioni del D’Enrico. Ma la tensione drammatica della scena è tutta basata sul potente contrasto figurativo e psicologico-morale con la figura del Cristo: le une giacenti a terra, l’altra eretta; le une rilassate nel sonno, l’altra quanto mai cosciente ed interiormente concitata, pervasa da un fremito ango- scioso che si rivela nel gesto delle mani, nel passo appesantito, nella testa protesa innanzi e nello stesso incresparsi degli abiti a fitte, nervose pieghettature. Lo sfondo pittorico del Morgari, d’una descrittività un po’ oleografica di stampo tipicamente ottocentesco, con lo spettacolare arco d’un ponte sull’e- strema sinistra, l’umile portoncino d’ingresso all’orto al centro, sotto il quale stanno entrando le guardie, la veduta di una fantasiosa Gerusalemme in secondo piano, cerca d’adeguarsi alla temperie drammatica del mistero. Ne accentuano l’effetto la velatura di tono ancor marcatamente romantico del tenebrore cupo dell’atmosfera notturna, Il turbinio dei rami e delle plumbee nubi, il bagliore delle fiaccole degli sgherri, il tutto non immemore dei fondali scenografici degli ottocenteschi melodrammi. • 244 Cappella - 22
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