Page 208 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Cusì a mensa Jesu e loro hatorno Tuti in rilevo ben depincti forno Quanta belesa non ti so narrare In questo gran cenaculo fundato Ornato e pine facto per mirare Che di vagheza ognun maravigliato In el medemo halato uno altare ... La scena era già allora costituita dagli attuali sedici manichini in legno, rive- stiti di tela gessata e dipinta, con barbe e capelli veri, che devono aver dato inizio al secondo periodo della scultura sul Sacro Monte. Il primo infatti doveva esser stato costituito dalle sculture esclusivamente in legno (statua del Cristo, dell’Ascensione, poi passata sulla fontana della Piazza Maggiore, e gruppo della Pietra dell’Unzione, ora in Pinacoteca), degli ultimi anni del Quattrocento. Al secondo periodo, che si può far iniziare con il nuo- vo secolo, appartengono le prime statue di Gaudenzio sul Monte, cioè quelle dell’Annunciazione, di Gesù portato al Calvario, ora Gesù che sale al Pretorio; della Maddalena e del Cristo deposto nel Santo Sepolcro. Il gruppo di sedici sta- tue dell’Ultima Cena deve costituire appunto l’immediato precedente di queste giovanili sculture di Gaudenzio, e non fa che riprendere un modello assai diffu- so durante il tardo secolo XV in area lombarda, come i manichini vestiti della chiesa di S. Maria delle Grazie a Curtatone presso Mantova ed il gruppo della Madonna di Caravaggio, venerato fino agli anni 30 del nostro secolo, ed allora eliminato per ordine del cardinal Schuster. La scena dell’Ultima Cena nell’interno dell’aula stretta e lunga, a cui si ac- cedeva dall’unico ingresso frontale (solo, in seguito ne verrà aperto un altro sul lato di sinistra) doveva occupare la seconda campata, lasciando libera per i fedeli quella anteriore. Il gruppo era pertanto disposto in modo un po’ diverso da oggi, cioè non per largo, ma su impianto quadrato. I personaggi vi erano disposti tutt’attorno, un po’ come nelle xilografie dell’Ultima Cena del Dürer, e come del resto farà anche Gaudenzio nella Cena della parete delle Grazie e soprattutto in quella di S. Maria della Passione a Mi- lano del 1543-44, seguito poi dal Lanino, dal Cerano e da altri pittori lombardi del Seicento. Così infatti ce lo presenta forse con una certa libertà il disegno del «Libro dei Misteri» (1567-68), e così, con più precisione ce lo raffigura la xi- lografia di Gioachino Teodorico Coriolano intagliata per la guida del 1611, ma ristampata poi fino alla prima metà dell’Ottocento, con il Cristo, S. Giovanni Evangelista e due altri apostoli sul lato di fondo, tre altri apostoli a destra e tre a 208