Page 212 - Libro Sacro Monte di Varallo
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sto, salvo la collocazione del tramezzo divisorio a vetri nell’interno dell’Ultima Cena. Si giunge così all’epoca del vescovo Bascapè, che nella sua prima visita al Sa- cro Monte varallese del 24 settembre 1593, nota nella cappella «quae represen- tat cenaculum et ultimam coe-nam D.N. cum discipulis» l’altare non più citato dalle guide, costruito in mattoni e con la mensa di marmo “altare lateritium cum tabula marmorea”, fornito dei suoi arredi, situato nella prima parte dell’au- la, nello spazio antistante al tramezzo divisorio. Non cita invece il dipinto della Lavanda dei piedi, da cui si può dedurre che doveva esser stato eliminato o tra- sferito e che probabilmente non doveva esser un affresco, ma un quadro su legno o su tela. Ma il vescovo nota soprattutto che la cappella è fuori strada per la nuova im- postazione data al Sacro Monte secondo una successione cronologica dei fatti e non più secondo l’impianto topografico voluto inizialmente dal Caimi. Infatti da essa si raggiunge, secondo una successione capovolta, prima la cappella della Cattura (sull’attuale Piazza Maggiore dove ora vi è la Cena), e poi quella dell’O- razione nell’orto. Egli stabilisce dunque che salendo dall’Ingresso in Gerusalem- me si incontri subito per primo il Cenacolo, quindi la Lavanda dei piedi seguita dall’Orazione nell’orto e poi dalla Cattura. Tali ordini vengono ribaditi nelle visite del 1594 e 1602. Nulla per altro viene fatto e solo il 23 dicembre 1613 Gerolamo d’Adda, appena eletto fabbricere del Sacro Monte nella sua relazione programmatica, inviata al vescovo Bascapè, si propone di dare finalmente esecuzione agli ordini vescovili trasferendo la Cena e la Lavanda dei piedi «doppo la capella del ingresso in Gierusaleme nel luo- go dove hora vi è una capella vota, dove altre volte era il misterio della presa” (ossia della Cattura, sull’attuale Piazza Maggiore). Ed il d’Adda prosegue «Mi parerebbe bene conforme a d.o ordine di V.S. R.ma, poiché di presente non si ponno fare d.e capelle, riportare almeno le statue e tavola del cenaculo in d.a ca- pella ove era la presa, la quale parte è pinta e parte con un quadro portatile, qual è nel presente cenaculo, restarebbe ornata abastanza per hora con ogni puoca altra pittura che si aggiungesse, e ne seguirebbero suoi buoni effetti l’uno che si seguitarebbe l’ordine, e strade delle capei e per esser d.o cenaculo molto fuori di mano, l’altro che il luogh: di capace, e in d.o si farebbe la sachristia poiché nella presente per la sua picciolezza ne li palij si ponno conservarvisi in telari, né l’al- tre cose star commode con il dovuto e convenien:e ordine». Pare evidente che il “quadro portatile” già situato nel primitivo Cenacolo, e che il d’Adda propone di trasferire nella nuova cappella, dovesse raffigurare la 212 Cappella - 20