Page 215 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Il nuovo fabbricato, e lo si può ben vedere nella planimetria generale del “Li- bro dei Misteri”, situato appunto ove ora si trova la Cena sulla Piazza Maggiore, era costituito da un’aula rettangolare (più larga che lunga) di discrete dimen- sioni, preceduta verso mezzogiorno, ossia verso la piazza, da un ampio portico, assai più largo dell’aula stessa, sopravvanzandola da ambo i lati. Esso era costi- tuito da sei arcate, sorrette da cinque colonne e conchiuso alle due estremità da pilastri. Anche le due xilografie che illustrano le guide del 1566 e del 1589 e le loro successive riedizioni ci presentano con chiarezza questo stato di cose. Era però nell’intenzione dell’Alessi raffigurare in questa cappella la Resurrezione di Laz- zaro, come indica in modo evidente nella planimetria generale del “Libro dei Misteri” una scritta che compare entro il recinto rettangolare dell’aula, che così dice: «Quivi si farà lazaro resuscitato», mentre una seconda scritta situata di fianco a destra aggiunge: «Quivi e ora la presa (ossia la Cattura) che va levata». Ma le proposte dell’Alessi non ebbero seguito e la cappella di Lazzaro sorse in- vece, come si è visto a suo tempo, ad iniziare dal 1580 circa, dove è ancora oggi. Sulla piazza era dunque rimasta la Cattura, come ci testimoniano le varie guide del tardo Cinquecento e soprattutto la relazione della visita pastorale del vesco- vo Carlo Bascapè del 1593, . che ne lamenta le condizioni indecorose, stabilen- do di sostituirvi L’Ultima Cena e di aggiungervi “si libet” anche la Lavanda dei piedi per seguire l’ordine logico dei fatti evangelici. La situazione rimane però immutata, come si è visto, fino alla fine del 1613, quando, come risulta dal rapporto inviato il 23 dicembre dal nuovo fabbricere Gerolamo d’Adda al vescovo Bascapè, le statue della Cattura erano ormai state trasferite nella loro sede definitiva sotto l’attuale androne di passaggio tra la Piazza Maggiore e quella dei Tribunali, sede che vedrà il suo compimento nel 1619 con gli affreschi di Melchiorre d’Enrico. Trasferita dunque la Cattura, rimaneva finalmente disponibile sulla Piazza Maggiore quell’aula che fin dal suo sorgere verso la metà del Cinquecento l’ave- va ospitata. Ed allora, seguendo le indicazioni del vescovo Bascapè e la proposta di Gerolamo d’Adda, si provvide, come si è già detto, a collocarvi la Cena, fino allora rimasta nella sua sede originaria sul colle di Sion (ex Cappella degli Eserci- zi). Si raggiungeva così la logica successione della narrazione evangelica. Tale stato di cose, sempre con il proposito di erigere accanto alla Cena la Lavanda dei piedi è immaginato nelle xilografie di Giovacchino Teodorico Co- riolano del 1606 e del 1621 e nel progetto di ristrutturazione dell’area centrale del Sacro Monte, steso da Giovanni d’Enrico e Bartolomeo Ravelli nel 1614. Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 215