Page 218 - Libro Sacro Monte di Varallo
P. 218
rato che il Rachetti era un artista, la cosa non pare inverosimile. Verso la fine del 1776, o al massimo al principio del ‘77, si dava dunque ini- zio all’abbattimento del portico cinquecentesco e della coeva cappella, origina- riamente della Cattura, contenente la seconda edizione del Cenacolo. E poiché essa non aveva subito fino a quel momento alcuna modificazione, andarono così solo allora distrutti gli affreschi del lato sinistro, che il Fassola assegnava al Lanino. Veniva quindi eretto il nuovo portico ad arcate serliane sulla Piazza Maggio- re, allineandovi la Bottega dell’Assistente ed i due misteri della Cena e dell’Ora- zione nell’orto entro due vani più spaziosi. I lavori dovettero svolgersi celermen- te se nel 1779 Antonio Orgiazzi il Vecchio poteva già terminare gli affreschi. Ed è da pensare che allo stesso Orgiazzi spetti tutta la nuova sistemazione in chiave rococò del Cenacolo, come si può dedurre da un disegno preparatorio del pittore per la decorazione parietale, conservato in Pinacoteca a Varallo, ma in cui compaiono anche i personaggi attorno alla mensa. Infatti le statue non ven- gono più ricollocate in questa nuova aula, con le schema originario sui quattro lati di un tavolo quadrato, ma vengono disposte in giro, quasi a ferro di cavallo attorno ad un’ampia mensa ovale, lasciando quindi libera la parte anteriore per meglio vedere il Cristo nel mezzo del lato di fondo. Viene in quest’occasione arricchito il complesso delle suppellettili con l’aggiunta di due consolles in le- gno dorato e dipinto oltre a delle ricche alzate in legno dorate e dipinte a mono- cromo con scene di paesaggio e motivi floreali, che rivelano l’estro decorativo dell’Orgiazzi stesso. Sotto quest’aspetto si rivela particolarmente interessante il disegno preparatorio della Pinacoteca varallese per le due soluzioni proposte per gli affreschi parietali, che non corrispondono ancora a quello poi adottato, ma che confermano ancora una volta la fervida genialità creativa del pittore. Nel ciclo pittorico, che è tra i più tardi dell’Orgiazzi, insieme a quello della vicina cappella dell’Orazione nell’orto, nonostante la firma e la data (1779) apposta dal maestro sulla controparete di facciata dell’aula, l’Orgiazzi, come è stato scritto recentemente, dovette esser aiutato dai figli, in particolare da Rocco, nelle parti di quadraturismo prospettivo, «ove gli elementi tipici della decorazione “ro- caille” si sono acquietati in un ritmo più composto e severo» e da Antonio il Giovane in certe figure che s’affacciano dalle finte porte. Ne risulta un’aula sontuosa e leggiadra, d’effetto quasi teatrale per il caratte- re fortemente scenografico della decorazione, accentuato dalle ampie aperture che dilatano illusionisticamente lo spazio. Il contrasto non potrebbe essere più forte con gli umili, ingenui manichini del primo Cinquecento. 218 Cappella - 20
   213   214   215   216   217   218   219   220   221   222   223