Page 706 - Libro Sacro Monte di Varallo
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El corpo di Maria a seppellire In ela val di Josaphat giamata Simile a questa qua per adimpire Dove discupul hebero posata E cusi quivi in celo hebe a salire Qua di maria asumpse el corpo e lalma Al lalto cel la gloriosa palma.” Si crea già così, fin dai primi tempi, un certo disagio nel pellegrino, un senso di incongruenza venerando prima il mistero dell’Assunzione e dopo, in tutt’al- tra zona del Monte, il sepolcro della Vergine. Cinquant’anni dopo, le guide del 1566 e 1570, ricordano la cappelletta ov- viamente dopo l’Annuncio a Maria della sua prossima fine e dopo le due Tombe di Gioacchino ed Anna, questa volta però prima di trattare della Chiesa Vecchia: “Di quinci (dall’Annuncio a Maria della sua prossima fine) a poco tratto in una valle ad una sepoltura molto ornata, Ti conduce di questo un vicin calle; Ch’a quella d’Anna santa e somigliata, E nel passar, dando a quella le spalle, Un’altra sepoltura è fabbricata In una chiesa, a imitation di quella Della vergine sacra, molto bella.“ Invece la ignorarono quasi le successive ristampe del 1583, 85, 89, 91, 99, li- mitandosi ad invitare a scendere nella Valle di Giosafat con questa espressione: “a doi sepulcri vai pel vicin calle”, senza un riferimento chiaro alla Vergine, segno che si era ormai smarrito il vero senso, il vero soggetto di quel mistero. Infatti la successiva guida del 1613, mentre si sofferma su alcune stazioni solo previste, ma mai realizzate, ignora il Sepolcro della Madonna. Così pure avviene nella guida del Manino del 1628. Bisogna giungere al Fassola (1671) per vedere nuovamente citato il tempietto dopo il Noli me Tangere e la cappelletta che egli intitola: “della natività di Ma- ria”, già sepolcri di Gioacchino ed Anna. Il Fassola così si limita a scrivere “sotto queste v’è una Cappella dipinta da alcuni allievi di Gaudenzo, che rappresenta l’Assunta”, dimostrando un occhio attento per il valore delle pitture, anche se assegnate ad “allievi di Gaudenzio”, ma senza alcun riferimento alla Dormitio Virginis. Più impreciso ancora il Torotti (1686), che ricorda “una Cappella con pitture di Gaudenzio, e suoi allievi benché derelitta”, a meno che si tratti di quelle dell’antico Palazzo di Pilato. La situazione muta con il nuovo secolo. L’attenta guida del 1704, improv- visamente, con sorprendente chiarezza, dopo il mistero dello Spirito Santo, da 706 Sepolcro della Madonna
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