Page 700 - Libro Sacro Monte di Varallo
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di fronte ad un’immagine di Cristo collocato in posizione elevata rispetto al riguardante, cioè che ascende al cielo. Le altre tre scene di apparizioni poi: alla Madre, alla Maddalena ed ai discepoli, quindi scene di colloquio, richie- devano invece un atteggiamento diverso da parte del protagonista, più vivo e più dinamico, di diretta relazione, sullo stesso piano con le altre figure, per ottenere un risultato figurativo pienamente efficace, cosa che non si riscontra nella no- stra statua. Infine, le dimensioni stesse della scultura lignea, più piccola del naturale (a differenza di quelle della Pietra dell’unzione per esempio) vengono a confer- mare la sua originaria collocazione elevata per accentuare l’impressione di una maggior distanza dal riguardante, rispetto alla normalità, così come doveva av- venire nelle scene dell’Ascensione. Se poi si considera che la cappella dell’Ascensione, già sull’attuale Monte Ta- bor, viene sacrificata poco dopo il 1570 per dar posto alla futura Trasfigurazione (viene infatti ancora citata nelle guide del 1566 e 1570, ma nel 1572 già si parla dei pilastri che fuoriescono dalle pareti di base dell’erigenda Trasfigurazione), è logico pensare che la statua lignea del Cristo, ormai inutilizzata, per quanto tutta intrisa di poetica dolcezza, sia dapprima stata riposta in qualche deposito. Solo molti decenni dopo dovette essere ritenuta sufficientemente idonea per occupare senza alcun dispendio, il posto vacante sulla fontana, o meglio, per so- stituire la deteriorata statua gaudenziana, che non gettava più acqua dai cinque zampilli, con comprensibile rimpianto di chi aveva ancora potuto ammirare nei suoi giovanili, o anche solo aveva potuto sentir ricordare con nostalgia, l’ecce- zionale efficacia rappresentativa della precedente statua gaudenziana. Come si è ripetutamente detto, ancora le guide del 1583, 85, 86, 90, 92, 99, ripetono i versi: “Che dal limpido fonte manda fuora Per ogni piaga un ruscelletto ogni hora”. Ma nella relazioni delle visite pastorali del vescovo Bascapè, ad iniziare dal- la prima del 1593 e poi in quelle dei suoi successori, cardinal Taverna (1617) e monsignor Volpe (1628) sono solo citate la fontana e la statua, senza alcun commento al riguardo, come se non li interessassero, non accennando quindi né al persistente gioco dei filetti d’acqua (forse perché non informati al riguar- do dagli accompagnatori), né di conseguenza dando ordini di ripristinarli o di sostituire la statua. È forse dunque attorno al 1590 che essa cessò di funzionare regolarmente, con la speranza sempre di poterla rimettere in attività, per cui le guide dell’ul- 700 Cappella - 44