Page 696 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Si pensi solo ai vandalismi perpetrati sul Monte nel 1518 dalle bande dell’alta valle, scese per assalire Varallo. Non è da escludere quindi, anzi è da considerare con maggior fondatezza l’i- potesi che potesse trattarsi di un’opera in metallo: bronzo, o di rame, o di latta? La cosa appare ancor più probabile se si tengono presenti i versi del poeta cinquecentesco Giacobino Bocciolone di Valduggia, conterraneo di Gaudenzio e di non molti anni più giovane di lui, scritto in elogio del gran concittadino, dai quali si deve dedurre che il maestro si era dedicato anche alla scultura in metallo. Così suonano i suoi versi encomiastici: “Tergemina hic (ossia Gaudenzio) patriae nam monumenta dedit: Plasmata, Fornices. Tabulas, Toreumata, Templa…”, in cui il termine Toreumata può in- tendersi appunto nel senso di opere in metallo, sculture in metallo, in contrap- posizione a Plasmata, ossia opere plasmate, sculture modellate in terracotta. Nè mi stupirei che per le opere in metallo il Bocciolone si riferisse espressamente alla statua della fontana, non avendo per ora notizie di altre. Se la statua fosse stata realizzata in bronzo, vi sarebbe stata un’analogia, una rispondenza più diretta con la già citata Fontana della Pigna, davanti a S. Pietro in Roma, e con quelle di Donatello e del Verrocchio a Firenze. L’opera sarebbe risultata però assai costosa per le modeste finanze del Sacro Monte, avrebbe richiesto una fusione probabilmente a Milano per la mancanza di una tradizione e di un’attrezzatura del genere in loco, pur considerando che a Valduggia già esisteva da decenni la celebre fonderia di campane, dalla quale Gaudenzio avrebbe potuto trarre familiarità con fusioni di lavori in metallo fin dalla giovinezza. Ma altro è fondere campane, altre fondere statue. Per la sua eccezionale rarità poi non solo in ambito valsesiano, ma novarese ed anche in parte lombarda, la statua sarebbe stata celebrata con particolare entu- siasmo ed enfasi nelle guide del Sacro Monte e forse anche dal Lomazzo, grande ammiratore di Gaudenzio. Inoltre, per la sua intrinseca robustezza avrebbe dovuto resistere assai più a lungo di quanto sia avvenuto alla statua realmente realizzata, e forse avrebbe po- tuto giungere fino ai nostri giorni. Bisogna quindi pensare ad una soluzione più semplice, assai meno dispendiosa, fattibile in loco, come per tutte le altre statue del Sacro Monte, e quindi con molta probabilità in lamine di rame, come lo stesso tetto del padiglione sovrastante la fontana, o di latta, modellate e sbalzate, adattissime soprattutto per realizzare l’ampio panneggio dello svolazzante len- zuolo sindonico, su telaio e impalcatura interna di legno e di ferro, soggetta però all’insidia del verderame e della ruggine, con tubature interne verosimilmente 696 Cappella - 44
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