Page 693 - Libro Sacro Monte di Varallo
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limito ad un inno dei vespri: “ Irriga o Padre Buono I deserti dell’ anima Coi fiumi d’ acqua viva, che sgorgano dal Cristo”. Poi il valore del sangue di Cristo che redime: argomento di grande attualità in ambito teologico nella seconda metà del secolo XV. Nel 1462 il francescano Francesco della Rovere, futuro Papa Sisto IV, aveva partecipato alla disputa sul sangue di Cristo davanti a Pio II. Era stato poi autore del trattato De Sanguine Cristi, e, diventato pontefice, aveva eretto a Savona, sua patria, la Cappella Sisti- na, presso il Duomo, oggi imbarocchita, ma ornata originariamente da un ciclo pittorico ispirato alla devozione al sangue di Cristo. Da qui tutta una diffusissima raffigurazione degli angeli in volo, che raccolgo- no entro calici il Preziosissimo Sangue, che sgorga dalle cinque piaghe del Cristo Crocifisso, tanto caro allo stesso Gaudenzio, che la dipingerà nella Crocifissione in S. Maria delle Grazie a Varallo (1513), in quella di S. Cristoforo a Vercelli, nella pala della Galleria Sabauda di Torino, ed ancora in S. Maria delle Grazie a Milano (1542), per venire poi ripresa anche dalla scuola gaudenziana ad iniziare dal Lanino: tutti i dipinti posteriori alla statua della fontana del Sacro Monte. L’idea della statua varallese (ed il Sacro Monte è di fondazione e realizzazio- ne francescana) rivela inoltre un ancor più notevole affinità con un’altra icono- grafia devozionale, sempre riferita al sangue del Redentore, in cui dal costato di Cristo, eretto, dopo la crocifissione, e quindi risorto, ma che abbraccia ancora la croce, scaturisce un rivolo di sangue che raccoglie ai suoi piedi un calice. Essa appare assai diffusa in particolare nell’ area veneta. Spiccano fra tanti altri, gli esempi famosi di Giovanni Bellini nella Galleria Nazionale di Londra, del Crivelli al Museo Poldi Pezzoli di Milano, del Capaccio nella Pinacoteca di Udine. In quest’ ultima i ruscelletti di sangue sgorgano da tutte le cinque pia- ghe. Così pure avviene nella statua lignea del Redentore nel polittico scolpito da Prodolone nel Friuli, attribuito a Giovanni Martini e datato attorno al 1515, in cui con popolaresca efficacia visiva i rigoli di sangue sono costituiti da bacchette di ferro arcuate. La raffigurazione comparirà poi anche in ambito gaudenziano nella pala di S. Giovanni a Bellagio ed ovviamente nel suo cartone preparatorio, conservata all’Accademia Albertina di Torino, con un unico fiotto di sangue che sgorga dal costato, poi nel Cristo in piedi che mostra le piaghe ed abbraccia la croce, in S. Giuliano a Vercelli, attribuito ora al Giovenone, ora al Lanino, ed anche Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 693