Page 690 - Libro Sacro Monte di Varallo
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gettava acqua dalle cinque piaghe ed evidenziano, quasi con un senso di ram- marico e di poca considerazione che la statua allora era solo di legno, quasi a sottintendere che prima era di materiale ben più nobile. In seguito si ignora la questione e si cita solo la statua lignea con i cinque sottostanti cannelli. Sarà il Butler alla fine dell’Ottocento a supporre per primo che la statua lignea non fosse 1’originale; ma che provenisse da una, allora non ben ubicata cappella dell’Ascensione, contraddetto, però nel 1914 dal Galloni, che riferendosi alla fontana, cita sì le guide della seconda metà del Cinquecento, il Fassola ed il Torrotti, lasciando però sospeso1’argomento. È solo in occasione del convegno internazionale sul Sacro Monte del 1980, che credetti di aver risolto il problema, senza per altro essermi accorto dell’in- tuizione del Butler. Notavo in quell’occasione che nel proemio manoscritto al “Libro dei misteri”, compilato da Galeazzo Alessi attorno al 1567-68, quando giunge a trattare della fontana, sorprende una frase del celebre architetto. In- fatti, dopo aver affermato che essa è “fatta con bellissimo artificio che somma- mente mi piace”, così presegue “nè mi spiace punto 1’inventione della statua di N.S. (Nostro Signore) che in mezzo di esso vaso si vede scaturire per le piaghe abbondantissimi ruscelli d’acqua”. E che tale invenzione potesse incontrare la simpatia dell’Alessi è compren- sibile tenendo presente che una analoga si vede raffigurata nella Fonte di Sal- matide in una delle illustrazioni dell’opera di Vitruvio, edita nel 1537 da Gio- vanni Battista Caporali, che fu maestro dell’Alessi. Ora, nel testo del “Libri dei Misteri” non ci si trova di fronte a dei versi, a delle espressioni d’effetto, a delle licenze poetiche per colpire la fantasia di umili e devoti visitatori, come qualcu- no potrebbe supporre, nelle descrizioni delle guide, ma ad una relazione scrupo- losa, attenta, particolareggiata, stesa da un progettista per un committente, su incarico cioè del d’Adda, per i fabbriceri stessi del Sacro Monte, per illustrare il suo grandioso piano di totale rinnovamento del sacro complesso, ben pun- tualizzando ciò che riteneva di rinnovare e ciò che riteneva di mantenere, come appunto la fontana. Non si può quindi trattare di fantasia poetica e non si può quindi dubitare dell’affermazione così chiara dell’Alessi. E rileggendo dopo tali documentazioni la più antica guida del Monte (quella del 1514) ora possiamo notare con maggior evidenza e chiarezza come già fin d’allora vi fosse chiaramente detto che 1’acqua sgorgava dal costato di Cristo: “Una aqua qual da lato Christo sorge…”, cioè dal suo late, dal suo fianco, dal suo costato, e che egli stesso la porgeva con la sua mano: “Qual Christo di sua mano 690 Cappella - 44
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