Page 694 - Libro Sacro Monte di Varallo
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nel Cristo, assai più tardi, del Lanino in S. Magno di Legnano e nel suo disegno preparatorio, un tempo nella collezione Abrate di Torino. Forse una derivazione ancora più tarda potrebbe essere quella del Cristo che versa sangue dal costato, del Marazzone, ormai all’ inizio del seicento. Il soggetto verrà dipinto ripetutamente anche da Lorenzo Lotto, che molto probabilmente salì al Sacro Monte ed in tal caso potè vedere la fontana. Ne sono esempi il Cristo Redentore del polittico di Ponteranica nel bergamasco (1525- 27) ed una tavoletta della collezione di Palazzo d’Arco a Mantova. Stando alla Brizio, cui si devono gli studi sui rapporti tra Gaudenzio ed il Lotto, anche la figura di Cristo in primo piano negli affreschi di Trescore (Ber- gamo) possono essere stati suggeriti al Lotto dalla statua della fontana del Sacro Monte. La Brizio però si riferiva evidentemente alla statua di legno, oggi in Ba- silica, e non all’ originale gaudenziano, non essendosi ancora sviluppati gli studi a riguardo. Ma in tutte queste raffigurazioni il Cristo abbraccia sempre la croce,che nella statua del Sacro Monte non risultava vi fosse. A questo punto si rivela anche il valore simbolico evocativo della vasca maggiore a forma di coppa, che viene ad assumere il ruolo di un vero calice, di un “sacro graal” di inusitate dimensio- ni, per accogliere tutto il sangue di Cristo che emana ininterrottamente dalle cinque ferite: le cinque piaghe cioè della statua originaria. Dal punto di vista iconografico il tema della Resurrezione comincia a farsi presente solo nel tardo medioevo. Un valore basilare assume quella famosa di Piero della Francesca a metà del quattrocento, in cui il Risorto appare come eroico conquistatore che esce dal sarcofago, e verso la fine del secolo ed all’ inizio del successivo è per lo più espresso dall’ immagine che abbiamo visto del Cristo eretto, che abbraccia ancora la croce mentre dalle piaghe fuoriescono i fiotti di sangue. Per Varallo, per quanto purtroppo non ci sia rimasto un’ esatta riproduzione della statua gaudenziana, tuttavia, oltre alle sommarie, ma fondamentali descri- zioni delle guide cinquecentesche, delle quali veniamo a sapere, come già si è detto nelle puntate precedenti, che era protesa verso il cielo “verso il ciel s’ esten- de”, possiamo avere un’idea assai indicativa prima di tutto della figura del Cristo Risorto nell’ultimo scomparto della parete divisoria in S. Maria delle Grazie. L’ affresco del 1513, risulta quindi appena successivo alla statua della fontana e ritengo non molto diversa, come impostazione, per il gran lenzuolo che si svi- luppa a spirale, arioso e svolazzante, attorno alla figura del Redentore che regge l’ immancabile vessillo di vittoria sulla morte. È logico pensare che anche la statua del Christo Suscitate, ricordata con am- 694 Cappella - 44