Page 699 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Ma non è specificato se fossero delle statue o dei dipinti. In quella cappella di Gesù che appare alla Madre la descrizione è brevissima e, data la piccolezza della cappella la figura di Gesù doveva essere solo dipinta. La cappella poi era già scomparsa nel 1566. In quella del Noli me tangere, trat- tandosi anche qui di “un capeletin”, è quasi da escludere che vi fosse una statua lignea di Gesù. Il tempietto venne poco dopo rifatto integralmente dal Gaudenzio in forme più grandiose.I gesti poi del Cristo descritti dalla guida del 14 non corrispondo- no affatto a quelli della nostra statua, perché Gesù è colto nell’atto di volgersi con la mano per trattenere la Maddalena: “Ecco il Signore con la mano voltarsi Far resistenza…”. Nel tempietto di Gesù che appare ai discepoli, o Viri Galilei egli è raffigurato a braccia allargate: “E Christo in mezo splendido iocondo Con largeh braza a loro presentato”. Ciò esclude l’identificazione con la statua lignea già sulla fontana, a parte il fatto che anche in questo caso non si può affermare che si trattasse di una statua e non soltanto di un’immagine dipinta. Rimane quindi solo la cappella dell’Ascensione, per la quale i dati riguardanti la figura di Gesù si rivelano del tutto corrispondenti a quelli della statua lignea giunta fino a noi “asceze in bianco velo”. Si deve dunque constatare per via di esclusione, che l’unico delle quattro raf- figurazioni del Cristo, dopo la resurrezione crocifissione, citate nella guida del 1514, che corrispondono con la nostra scultura lignea è proprio quella del Cri- sto che ascende al cielo, come aveva intuito il Butler. Per di più, i piedi, per quanto restaurati, sono anche scolpiti nella parte in- feriore, segno che la statua doveva essere posta più in alto e vista di sott’in su, pesando evidentemente solo i talloni su di una nuvoletta, che doveva svolgere la funzione di mensola. Inoltre l’atteggiamento composto e quasi statico è esattamente quello con- sueto nell’iconografia quattrocentesca dell’Ascensione. Si pensi alla tavola no- tissima del Mantegna agli Uffizi di Firenze, a quella del Perugino a Lione ed an- che al riquadro affresco dello Spanzotti sulla parete divisoria in San Bernardino ad Ivrea. Al contrario, di solito assai più mossa ed espansa è la rappresentazione del Cristo Risorto. Qui poi, nella statua varallese, anche lo sguardo, quasi attonito, rivolto con mesta dolcezza verso il basso, è una riprova, un’ultima conferma, di trovarci Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 699
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