Page 692 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Verrocchio (1470 circa) sulla fontana nel cortile di Palazzo Vecchio a Firenze; la già citata Pigna bronzea a S. Pietro a Roma, che gettava acqua dalle punte. A queste si può aggiungere, per il diffondersi di tale gusto, di tale soluzione, ma sia- mo ormai già nel 1515, una statuetta del Rustici per il cortile di Palazzo Medici a Firenze, raffigurante Mercurio, che gettava acqua dalla bocca facendo girare uno strumento. Né del tutto ignoto poteva essere per Gaudenzio il celebre Albero del melo- grano in ferro battuto, un tempo colorato, emergente dalla vasca della fontana nel cortile del castello d’Issegne in Valle d’Aosta, castello ricostruito alla fine del Quattrocento da Michele de Ecclesia, che per il suo mestiere, per il nome e per il cognome si rivela essere di Riva Valdobbia. Nulla dunque di straordinario se Gaudenzio realizza anche lui, dopo tutti questi esempi, una statua da cui zampil- la l’acqua. Tuttavia nessuno di questi esemplari famosi doveva raggiungere la forza ica- stica della statua di Varallo, perché in nessuno gli zampilli scaturivano diretta- mente da una figura umana (salvi il caso di poco posteriore del Rustici). Ma lo spunto più diretto, lo stimolo più efficace, l’ispirazione più suggestiva ed attra- ente, perché a portata di mano in un libro, doveva anche per la statua del Chri- sto Suscitato, provenire ancora una volta dall’Hypnerotomachia Poliphili in cui nell’illustrazione della Fontana delle grazie, campeggiano sulla tazza superiore le statue delle tre fanciulle, dai cui seni zampilla l’acqua. C’è poi anche nel volume un modello più complesso ed elaborato di fontana mobile del melograno d’oro. Dunque, celeberrimi gruppi scultorei bronzei tuttora esistenti e raffigurazio- ni grafiche di grande attualità e notorietà all’inizio del Cinquecento, dovevano esser stati la base, o gli esempi a cui Gaudenzio si ispirò per la realizzazione della statua del Cristo Risorto, di cui purtroppo, si è persa ogni traccia. L’aspetto devozionale e l’iconografia della statua È soprattutto in campo spirituale e devozionale che la soluzione iconografica così eloquente e viva della statua del Christo suscitate acquistava un particola- rissimo significato, anzi, un duplice valore di immediata efficacia comprensiva: dell’ acqua e del sangue, ambedue sgorganti dal costato di Cristo. Prima quello dell’ acqua che lava, disseta e purifica, come hanno messo in evidenza le guide cinquecentesche del Sacro Monte, ma che si trova nelle stesse parole di Gesù, riportate nel Vangelo di Giovanni: “Chi ha sete venga da me e beva! Chi crede in me, come dice la Scrittura, gli usciranno dal petto fiumi di acqua viva” (Gio- vanni 7, 37-38). Concetto che viene ripetutamente ripreso dalla liturgia. Mi 692 Cappella - 44