Page 682 - Libro Sacro Monte di Varallo
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ni, venne immediatamente e quasi naturalmente collegato al ruolo contingente di ristoro fisico, anche quello simbolico – spirituale di purificazione, di lavacro interiore. Infatti le guide del Cinquecento nel descrivere la fontana, ne mettono in evidenza il valore mistico e salvifico di vera e propria fons salutis, secondo la catechesi cristiana, e mezzo a cui attingere conversione, come il cantarus di una basilica paleocristiana, quasi calice del sangue di Cristo Redentore alla conclu- sione dell’itinerario dovuto attraverso tutti i luoghi deputati della Nuova Geru- salemme varallese. Anche in seguito quasi tutta l’assai vasta letteratura sacromontana fino ai nostri giorni, ha messo insistentemente in evidenza il ruolo mistico e simbo- lico della fontana e delle cinque cannelle, sia come fonte di grazia, che come richiamo diretto alle cinque piaghe di Cristo, accreditandole quasi sempre con l’aggiunta di preghiere, riflessioni spirituali,pensieri devoti,ammonimenti, con- siderazioni morali, ecc... Ed è proprio la più antica guida del Monte, finita di stampare nel marzo del 1514, e perciò compilata negli ultimi mesi del 13, e che quindi ce lo descrive come era in quell’anno, che già ci illustra con i suoi versi ingenui e commoventi la fontana così come è ancora oggi dopo mezzo millennio, purtroppo non più ombreggiata dai vaghi abeti, visibili in tante antiche illustrazioni, con al centro la vasca “un vaso” sormontato dal Cristo, dalle cui piaghe scaturisce l’acqua “da lato” e “di sua mano”. Se ne deve dunque dedurre che l’erezione della fontana, successiva di qualche tempo alla scomparsa del Caimi, non può che essere compresa in senso lato tra i primi anni del Cinquecento ed il 1513: con molta probabilità direi nel quin- quennio che va dal 1505 al 10, cioè non immediatamente dopo la morte del fondatore, né subito prima della pubblicazione della guida. Gaudenzio Ferrari progettista e autore La più antica veduta del Sacro Monte: quella dipinta dal Lanino nella pala dell’Assunta in S. Sebastiano a Biella, del 1543, e quelle successive delle tavole di Brera a Milano, di Caresanablot, del Duomo di Torino, di S. Lorenzo in Ver- celli e della parrocchia di Salussola, ci presentano tutte la fontana già così come è ancora oggi, protetta dal caratteristico, inconfondibile e singolare padiglione metallico. Il Sesalli, autore e stampatore delle due guide in versi del 1566 e 1570, elen- cando nelle rispettive introduzioni in prosa le più significative opere di Gauden- 682 Cappella - 44