Page 676 - Libro Sacro Monte di Varallo
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ordine a’ suoi di fare partenza dal monte; egli entrò senza farne motto alcuno nella grotta del santo sepolcro, ove si mise in orazione, parendo che non potesse partirsi di questo luogo. Accorgendosi i suoi di non esser seguiti da lui, ritorna- rono indietro; e dopo averlo ricercato invano or qua, or là per quelle cappelle, lo ritrovarono a far orazione in detta grotta. Lo accompagnarono poi a basso, camminando egli a piedi assai francamente; e montando a cavallo nel borgo di Varallo, venne subito ad Arona...». Non deve certo stupire questo episodio così insistentemente narrato dai bio- grafi, se si considera che notevolmente doveva essere il numero degli accompa- gnatori del cardinale e che quindi coloro che erano più avanti potevano pensare che egli si trovasse nel gruppo di quelli partiti per ultimi, e viceversa. A Varallo poi ed al Sacro Monte era ben vivo e preciso anche a distanza di decenni il ricordo delle lunghe veglie e delle profonde meditazioni del Borro- meo presso il Santo Sepolcro. Ce ne dà una testimonianza irrefutabile un atto notarile del 20 ottobre 1663, rogato dal notaio varallese Giuseppe Antonio Ga- sparino per conto di Francesco d’Adda, convalidato dalle testimonianze dello stampatore e libraio Giuseppe Pitto Sceti e di Giuseppe Midolo. Nella descri- zione minuta ed attenta del Sepolcro, il documento, passando ad illustrare il secondo ambiente, cioè la vera e propria cella funeraria, così dice: «in (cuius) primo angulo ad levam S. Carolus Cardinalis Bprromeus, dum in humanis age- ret, die nocteque prolixe ardenter et cum lacrimis (ut dicitur) orabat, ibique per Angelum transi-tus die admonitus fuit». Dunque, proprio nell’angolo di sinistra appena entrati, S. Carlo pregava a lungo e ardentemente e con lacrime, come dicono, di giorno e di notte, e lì ricevette da un angelo l’annunzio del giorno delia sua morte. Affermazione che smentisce quanto asserirà pochi anni dopo il Fassola, secondo il quale S. Carlo avrebbe ricevuto l’annunzio della sua prossima morte nella cappella di Gesù nell’orto degli ulivi. A tutti questi scritti si rifaranno i vari compilatori di guide del Sacro Monte, ad incominciare appunto dallo stesso Fassola. È ovvio che un luogo tanto caro al Borromeo, anzi, quello da lui prediletto, come ci attestano così numerose ed antiche testimonianze, quindi così carico di suoi ricordi, non poteva rimanere senza qualche segno esterno, visibile, che ne tramandasse il ricordo ai fedeli ed ai posteri che anzi incitasse ad imitare la pietà del Santo. E così sotto il portico antistante, sulla porticina d’ingresso al vestibolo del Sepolcro, proprio al di sotto della storica lapide di Emiliano Scaro- gnini del 1491, venne collocata una scritta, già esistente all’epoca della guida del 1743, entro un flessuoso cartiglio dipinto ad affresco, che dice: 676 Cappella - 43
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