Page 673 - Libro Sacro Monte di Varallo
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ter essere mantenuto in esercizio e decorare le sacre funzioni. L’oratorio, dun- que, nel 1704, nel giro di pochi anni, è ormai dotato di tutti gli arredi. Ma non basta: stupisce quasi che solo due o tre anni dopo venga arricchito con un nuovo intervento pittorico del Grassi (non doveva essere stato inutile il suo omaggio di uno dei quattro dipinti laterali). Il trionfo della Croce Questa volta gli è affidato l’incarico importante di affrescare il Trionfo della Croce nel catino sovrastante l’altare con i quattro sottostanti pennacchi di rac- cordo, lavoro che firma e data sul lato sinistro nel 1707. In quel momento ha appena affrescato la cupola del Santuario della Madon- na della Fontana ad Azoglio di Crevacuore con l’Incoronazione della Vergine, che reca la data 1706. Nello stesso anno dell’affresco del Sacro Monte, firma e data anche il Transito della Vergine nella Chiesa di santa Marta a Borgosesia. Il lavoro non gli manca. Il soggetto raffigurato nel catino o cupoletta, dell’O- ratorio sul Montevarallese, adattissimo all’ambiente non è nuovo né per il pit- tore né per la nuova Gerusalemme. Era già stato dipinto in un arioso cielo e con intenso drammatico dinamismo dal Morazzone sulla volta della Fontana nel 1616. Il Grassi non può non averlo tenuto presente, almeno come spunto quando tratta per la prima volta lo stesso soggetto attorno al 1698-1700 sulla Cupola della cappella dedicata alla Madonna dei sette dolori nell’Oratorio di sant’Antonio a Borgosesia, anche se la concezione è molto diversa: non più un cielo aperto e vastissimo, ma una cupola a cassettoni, che si apre solo al centro nella Gloria della Croce, sorretta da angeli volanti tra le nubi. A Varallo l’insie- me è più arioso. Vi è solo cielo, fitto di nubi, con cori di angeli assiepati, dalle forme un po’ grevi, in un insieme trionfale, di un cromatismo vivace, con ricer- cate sfumature, il tutto dominato dal legno della Croce scorciata, in diagonale a dare dinamicità e profondità a tutta la scena. In basso, nei quattro pennacchi, con un raffinato espediente cromatico, caro a Tarquinio e poi anche a suo figlio Vitaliano, incorniciati da fastosi girali, emergono in monocromo, reggendo in mano dei filatteri, quattro figure di profeti e patriarchi, ad iniziare da Davide, a collegare il catino cupoliforme con il sottostante presbiterio. In seguito il Gras- si, riprenderà con identico impianto e solo alcune varianti, lo stesso soggetto nel 1712 nella Chiesa di Zuccaro, quindi nel transetto destro in san Gaudenzio di Varallo, tanto da farne quasi la sua composizione più tipica e significativa. Varie guide del settecento e del primo ottocento, descrivendo l’oratorio, dopo aver citato i dipinti del Grassi, del Lucini e l’organo, sottolineano che vi si con- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 673