Page 670 - Libro Sacro Monte di Varallo
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di provvedere anche al completamento pittorico decorativo e a tutti gli arredi per il perfetto funzionamento del nuovo oratorio nell’arco di quei due o tre anni. La preziosa guida, o direttorio per ben visitare la nuova Gerusalemme del 1704, evidenzia il contributo aggiuntivo degli Alberganti, che fanno “ fabbricare anco la cancellata di marmo fino” per recingere il presbiterio come abbiamo già riportato, che deve identificarsi con la balaustra ancor esistente, originale per i due incavi arquati agli angoli attorno alle colonne. Ma anche i fratelli Giovanni e Giuseppe Castellani di Borgosesia, “oltre l’elemosina contribuita alla fabbri- ca”, fanno aprire “donativi di due bellissimi quadri”. La guida specifica poi che il terzo quadro “fu donato dal Signor Innocenzo Gibellino del Borgosesia e il quarto dal Signor Tarquinio Grassi, pittore eccellente, quale nelle figure dipinte in questo oratorio e in tutti li suddetti quadri diede nel Sacro Monte i primi saggi della sua virtù”. Non tutto però corrisponde al vero. I quattro quadri si identificano ovviamente con le quattro tele applicate alle pareti laterali dell’Oratorio. Significativo il fatto che non sono solo i Castellani a donarne due, ma un terzo viene offerto da un altro borgosesiano, di un’altra del- le famiglie più illustri del Borgo, che non può certo sfigurare rispetto ai Castella- ni: i Gibellini. Anch’essi hanno raggiunto l’ambito traguardo della nobiltà, seb- bene 8 anni dopo i Castellani, nel 1694, con l’acquisto dei feudi di Casalvolone con Ponzana e Villata. E’ quindi da parte loro quasi una rincorsa per risultare alla pari anche sul sacro Monte. La quarta tela risulta donata dallo stesso pitto- re, il ben noto Tarquinio Grassi, originario di Romagnano, ma attivo prima a Milano, quindi in valle, successivamente a Torino, e poi ancora a Borgosesia. La guida del 1704 sottolinea che con questi quadri “diede nel Sacro Monte i primi saggi della sua virtù”. Ma i suoi rapporti con la nuova Gerusalemme varallese devono risalire a molto tempo prima, quando i suoi celebri zii, i fratelli Montalti di Treviglio, detti i Danedi, avevano affrescato la cappella della Trasfigurazione, tra il 1666 ed il 75 circa e successivamente la Cupola della Basilica dell’Assunta, oltre ad aver operato in altri vari luoghi della valle. Certo Tarquinio Grassi, nato nel 1656, o li aveva visti al lavoro, o già aveva iniziato a dipingere sotto di loro, almeno mentre affrescavano la Cupola del Sacro Monte. Il Grassi, attivissimo, è proprio impegnato verso il 1700, ormai nella sua piena maturità, a dipingere varie tele per il palazzo dei D’Adda a Varallo, già elencati in un inventario redat- to nel 1704. Nello stesso periodo a Borgosesia va compiendo la grande impresa di affrescare le volte di vari saloni nel palazzo dei Castellani. Ovvio quindi che questi si rivolgano a lui per dipingere anche per l’Oratorio del Santo Sepolcro al Sacro Monte. Né meno comprensibile è che il Grassi offra una delle quattro 670 Cappella - 43
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