Page 612 - Libro Sacro Monte di Varallo
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dalla finestrella che doveva immettere luce sull’altare e sulla pala delle Stimmate. Non meno singolare è che il dipinto non raffiguri San Francesco secondo l’iconografia più convenzionale, vorrei dire più liturgica e celebrativa, in posa ieratica, quasi trasfigurato in gloria, in piedi, frontale, con lo sguardo rivolto, o verso l’alto, o verso i fedeli per esser venerato, come più consueto nelle pale d’altare. In tale atteggiamento Gaudenzio, almeno in parte, l’aveva già rappresentato poco prima in uno dei due tondi alla base della parete divisoria alla Madonna delle Grazie, anche se ovviamente non a figura intera, ma solo a mezzo busto in un medaglione. Qui invece lo presenta in un episodio, in un momento del tut- to eccezionale della sua vita, certo più suggestivo, più coinvolgente, di maggior impatto emotivo, quasi a volerlo porre in consonanza con tutti i vari episodi della vita di Gesù nella sequenza delle cappelle del Monte. L’ideazione, il pro- gramma, l’orchestrazione era certo stata definita in accordo tra il P. Francesco da Melegnano, custode del Sacro Monte, il committente Milano Scarognini, che morirà nel 1517, e l’esecutore dell’opera, Gaudenzio, o forse anche solo secondo le direttive del P. Francesco, stando a quanto scritto nel testamento dello Scarognini “prout ordinabitd. frater Franciscus de Marignano”, sempre però tenendo conto di eventuali osservazioni o suggerimenti del pittore. Molto diffuse le Stigmate Il soggetto delle Stigmate godeva allora di larga fortuna: ricordo solo quello dipinto dal Ghirlandaio nel 1483-86 nella cappella Sassetti in S. Trìnita a Fi- renze e le due redazioni di poco più tarde, oggi alla Galleria Sabauda di Tori- no, una già assegnata alla cerchia del Bramantino e l’altra di Macrino d’Alba, del 1506. Il tema era poi assai conosciuto anche grazie a numerose xilografie, soprattutto di testi devoti, legati particolarmente al mondo francescano, che circolavano ampiamente, raffiguranti per lo più San Francesco nel momento di ricevere le stigmate sulla sinistra ed il compagno Frate Leone sulla destra, con fortemente segnati, quasi a tranciare la scena, i cinque raggi rettilinei, che par- tendo dal Cristo Crocifisso, campeggiante nel cielo, scendevano ad imprimere le piaghe sulle membra del Santo. Gaudenzio deve aver tratto ampio spunto da queste illustrazioni devote di fine Quattro, inizio Cinquecento, come in particolare da una di area tedesca riprodotta recentemente dal Longo su “Imago Fidei”, e da un’altra nella prima pagina del “Liber conformitatum” del 1510, assimilandone anche il sapore un po’arcaico, con l’accortezza però di invertire le figure specularmente, come già 612 Cappella - 42
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