Page 617 - Libro Sacro Monte di Varallo
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senili, siano essi vecchi gaudenti o poveri vecchi decrepiti, sempre colti con gran- de acutezza psicologica. Ma il capolavoro del Gilardi, l’Hodie tibi cras mihi, oggi alla Galleria d’Arte Moderna di Torino, è ancora al di là da venire. Verrà infatti dipinto quattro anni dopo. Tuttavia l’affresco varallese ne è un’ideale premessa. Qui ci sono vecchi frati dolenti in un clima raccolto e devoto, e costi- tuiscono non un elemento di divagazione, come in vari altri casi, ma di mistico e devoto racco- glimento, di compartecipazione. Anche i toni cromatici smorzati, dominati dal marrone delle tonache e dei pochi arredi, lo favoriscono. Particolari dell’affresco La figura centrale di Francesco, distesa a terra da destra a sinistra, quasi un ri- scontro voluto o casuale, del Cristo deposto nella sindone, emerge dalla penom- bra nel candore trasfigurato del suo corpo emaciato, del candido lenzuolo in parte sciorinato sul pavimento, investito dai raggi di luce che piovono dal cielo. Ma l’occhio del pittore, sempre attento alla realtà delle cose, non rinunzia a qualche descrizione ambientale, a qualche oggetto, a qualche brano di natura morta, come sua caratteristica inconfondibile a completare il soggetto. Si noti in particolare in primo piano il prezioso volume casualmente squadernato a terra, in cui fanno capolino i fogli miniati. Per rinnovare la decorazione è importan- te la testimonianza fornita dalle guide del 1880 e del 1881, in cui si dice che “un operaio stava…scalpellando le antiche pitture esistenti sulla volta del por- tico nell’angolo in cui sorge l’altare di San Francesco d’Assisi e ricoprendolo di uno strato di calce a fine di prepararlo per gli ornati in affresco eseguiti dal valente pittore Bonini Varallese ed il quadro pure ad affresco rappresentante la morte del Santo Patriarca che si deve al distinto pennello del Gilardi di Cam- pertogno.” Penso si tratti delle ormai fatiscenti decorazioni di Francesco Leva. L’affresco, eseguito nel giro di poche settimane, reca in basso con la firma la data 8 ottobre 1880, che ci documenta con voluta esattezza anche sul mese di compi- mento dell’opera. Il Gilardi infatti si sarà recato sul Monte a fare il sopralluogo nel mese di giugno, avrà poi preparato a Campertogno il bozzetto o il disegno preparatorio dell’affresco, già presso la famiglia Durio, passato in seguito ad altri proprietari, e prima del ritorno a Torino per riprendere le lezioni all’Accade- mia, avrà compiuto il lavoro. A completare la decorazione della piccola cappella il Gilardi affresca anche la cupoletta dell’antistante campata angolare del por- tico con Angioletti, oggi in gran parte perduti, rinfrescando o ridipingendo, o facendo rinfrescare e ridipingere dal suo aiutante e collaboratore varallese An- drea Bonini nei quattro spicchi gli stemmi degli Scarognini e dei d’Adda, come auspicato dal marchese, geloso di mantenere visibili le insegne gentilizie del suo Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 617