Page 615 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Si apre a questo punto il secondo e più recente capitolo della cappella. Trat- tadosi però di una raffigurazione non riguardante la vita di Gesù, quindi fuori tema e per di più di un oratorio di patronato dei marchesi d’Adda, non pare che nè l’Amministrazione Civile del Sacro Monte, né i Padri Oblati prendes- sero a cuore il problema. Ancora una volta l’intervento, la soluzione non viene dalle autorità preposte, ma dall’iniziativa, dalla devozione di privati, di qualche fedele, di qualche pio personaggio benestante legato al Sacro Monte. Già la mar- chesa Severina Sanmartino di Parella nel 1816 aveva fatto erigere gran parte del palazzo porticato sulla Piazza Maggiore, che da lei prende nome, e successiva- mente nel 1826 aveva provveduto a varie opere di restauro; più tardi, nel 1863 la signora Maddalena Vigliardi Paravia di Torino aveva fatto prolungare l’edificio ed aveva donato i due pulpiti lignei della Basilica, quindi nel 1869 aveva fatto erigere l’edificio sovrastante il Santo Sepolcro. Ne segue ora l’esempio ad una decina di anni di distanza, non più una gran dama torinese, ma una valsesiana, la signora Benedetta Durio Totti, madre del comm. Costantino, che alla fine del secolo con la consorte Giulia Zanaroli farà erigere la marmorea facciata della Basilica. Lettera di Calderini Con lettera dell’11 febbraio 1880 il canonico Calderini comunica al sindaco di Varallo che la Commissione d’arte del Sacro Monte aveva effettuato un so- pralluogo alle cappelle della Cena, della Pietà e di San Francesco, ed aveva scelto di far restaurare e dotare di un affresco la cappella di San Francesco in sostitu- zione della tavola delle Stigmate, grazie alla somma di L. 2000, offerte da una distinta signora, senza però nominarla. Nell’adunanza della Giunta Municipale del giorno successivo, 12 febbraio, ilsindaco fa il nome della signora Benedetta Durio; a sua volta la Giunta approva la scelta della Commissione d’Arte. Nell’adunanza del 20 aprile il sindaco co- munica che il marchese d’Adda, alla cui famiglia spettava il patronato della cap- pella, si era dimostrato “ben lieto della divisata opera”, raccomandandosi solo di conservare per quanto possibile, gli stemmi della casata, cosa che verrà fatta. In tal modo il marchese evita di doversi sobbarcare degli oneri finanziari. Incarico ad Antonini Quindi la Giunta incarica lo scultore Giuseppe Antonini di “sollecitamente procurarsi da distinto artista il progetto dei lavori da eseguire col preventivo del- la spesa”. Appena un mese dopo, il 21 maggio, l’Antonini informa la giunta di Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 615
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