Page 610 - Libro Sacro Monte di Varallo
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sinistra, cioè dal lato del vangelo secondo la vecchia liturgia, Emiliano Scarogni- ni, come era logico, essendo stato il mecenate della cappella, ed il B. Candido Ranzio “benchè dalla tramontana ed antichità smarrito”. Avrà avuto ragione il Gasparino o il Fassola? Se era ormai quasi irriconoscibile, in mancanza di una didascalia decifrabile, era assai incerta una identificazione. Il Ranzio però era stato il successore del Caimi e continuatore dell’impresa sul “super parietem” insieme allo Scarognini, per cui può essere attendibile la sua raffigurazione. Sul lato di destra, cioè dell’epistola, il Fassola ricorda la moglie di Emiliano Sca- rognini (Antoniola de Ferino di Intra), il figlio (Giacomo) ed il B. Bernardi- no Caimi. Non cita invece né Sant’Antonio da Padova, né Sant’Elena fuori dal cancello di ferro e quindi quasi certamente sulle due imposte esterne dell’arco, né la piccola vetrata, né il medaglioncino della Natività nel paliotto dell’altare. Più sbrigativo ancora sarà il Torrotti limitandosi a ricordare “da un canto il ritratto del S. Milano Scarognino, e quello del B. Candido Ranzo, e dall’altro quello del B. Bernardino e famiglia di Milano”, quasi certamente genuflessi e presentati dai due Beati a San Francesco nella pala dell’altare. Queste elencazioni del Fassola e del Torrotti saranno poi riprese da varie gui- de lungo tutto il Settecento. Il Bordiga invece nell’Ottocento si rifarà al testo del Gasparino, ingenerando una comprensibile confusione, che non può venir risolta con i dati di cui disponiamo. Ma ormai dopo il Torrotti mancava poco alla cancellazione di tutti i malan- dati dipinti, attorno al 1700-1703, con il rifacimento del portichetto e della decorazione pittorica del sacello per opera del milanese Francesco Leva, come ricordano le varie guide del Settecento e dei secoli seguenti. Scomparsa così una pagina di raro interesse nella storia del Sacro Monte, una testimonianza documentaria, che non si può più ricostruire con certezza riguardo alle figure dei vari personaggi rappresentati, ma anche un capitolo assai importante nella sequenza e nello sviluppo dell’attività artistica di Gaudenzio. Sopravviverà invece con varie vicende la pala, posta originariamente sull’altare, con le Stigmate di San Francesco, ora nella Pinacoteca di Varallo. La Cappella e la pala di San Francesco che riceve le stigmate La collocazione sull’altare del sacello alla sinistra del Santo Sepolcro dell’an- cona con le Stigmate di San Francesco attorno al 1517, viene ad evidenziare e quasi a dichiarare in modo definitivo ed inequivocabile la dedicazione del picco- lo oratorio al Poverello d’Assisi. La tavola, centinata, simile ad una grande lunetta, occupando quasi intera- 610 Cappella - 42
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