Page 566 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Ne risulta quindi che la realizzazione dell’intera cappella, dal contratto per erigere le strutture murarie (31 ottobre 1633) al completamento degli affreschi, richiese circa un decennio, o più esattamente nove anni e mezzo. L’impostazione generale del ciclo pittorico rientra negli schemi ormai con- sueti adeguandosi ai dettami vescovili già emanati dal Bascapè, che avevano fat- to testo per il Morazzone, il Tanzio, il Rocca e lo stesso Gherardini nell’Inchio- dazione. Anche qui, sotto un cielo tumultuante di nubi e di angeli, si stendono a mezz’aria sulle tre pareti i grandi riquadri con soggetti tratti dall’Antico Testa- mento, raffiguranti, a sinistra Caino maledetto da Dio, al centro Aronne benedice il popolo, a destra Mosè con le tavole della legge. Anche qui il pittore si esprime nella maniera grande, cercando di non sfigu- rare rispetto ai maestri di altissimo livello che l’avevano preceduto. Gioca quin- di sulla ricerca di un effetto spettacolare, drammatico e patetico. Densissimo è sull’alto il tumultuare di nuvoloni e figure di angeli che sciorinano in ogni direzione dei lunghi filatteri con iscrizioni, a formare quasi una cappa incom- bente sulla sottostante scena. Né meno fitta e movimentata è la corona di angeli che si addensa a formar cornice per reggere e inquadrare i tre ampi riquadri, o finti arazzi biblici, che viene ad occupare sostanzialmente tutta la zona superiore delle tre pareti. Al di sotto la solita, animatissima siepe umana di armigeri a cavallo dai fastosi costumi, di drappi e stendardi svolazzanti, della folla agitata, curiosa, vociante, per imprimere all’insieme un’intensa tensione drammatica. Sullo sfondo però, dietro le tre croci, la scena si apre, si stempera in una visione più ariosa, di più ampio respiro con la veduta di una pittoresca Gerusalemme, colta di sbieco, con torrioni e mura in parte diroccate. In primo piano, sulle due pareti laterali, quasi a voler rendere più interessante tutto il ciclo, più di un personaggio rivela un volto fortemente caratterizzato, tanto da poter riconoscere in essi veri e propri ritratti, tra i quali sicuri sono quello del suocero e maestro Cerano, che riprende un’incisione precedente del- lo stesso Gherardini, ed il proprio autoritratto. Secondo la guida del 1995 il pittore avrebbe invece ritratto sulla parete destra se stesso e gli scultori della cappella, cioè Giovanni D’Enrico e Giacomo Ferro. L’insieme del ciclo pittorico conferma i caratteri già osservati nell’Inchioda- zione, una continuità di tono prettamente narrativo, senza un vero slancio, ma il timbro cromatico appare un po’ più spento e monotono, meno vivo e squillante che nel complesso del ciclo precedente, creando un’atmosfera più stanca e ripe- 566 Cappella - 39
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