Page 562 - Libro Sacro Monte di Varallo
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possano seguire immediatamente. Mi pare confermarlo il fatto stesso che nell’e- lenco dei pagamenti delle opere del D’Enrico sul Sacro Monte, steso il 12 maggio 1640, accuratamente compilato seguendone verosimilmente la successione cro- nologica, come più volte constatato, esse vengano appunto citate subito dopo le statue dell’Inchiodazione. Ad esse succede il gruppo della Pietà, ai piedi del Cal- vario che deve seguire, non solo nella memoria dei fatti evangelici, ma anche nella loro raffigurazione. Le statue della cappella di Gesù deposto dalla croce possono quindi ragione- volmente essere state modellate nel 1637-38. Nella nota presentata dallo scul- tore ai fabbricieri viene specificato che si tratta di sedici statue, più “teste 4 da morto (cioè quattro teschi); alcuni pezzi d’osso da morto”. Trent’anni dopo però il Fassola, illustrando la cappella, assegna le sculture a collaboratori del D’Enrico, senza darne spiegazione. Certo deve essere stato indotto a questa un po’ sbrigativa affermazione dall’essere ben noto che, ormai anziano il grande statuario, l’intervento di Giacomo Ferro, suo allievo e colla- boratore, e dei suoi fratelli doveva esser stato assai consistente. Infatti lo stesso Ferro il 5 luglio 1647 nella liquidazione dei conti concordata con la fabbriceria specifica che le statue della Deposizione, oltre a quelle della cappella di Erode, erano state eseguite dal D’Enrico e da lui come socio. Il vecchietto Dopo il Fassola nulla di rilevante segnalano le altre guide nel corso di più di un secolo e mezzo. Nel 1830 però il Bordiga sottolinea la presenza tra le figure degli astanti ai piedi della croce di un umile vecchietto che volge lo sguardo ver- so il Cristo. Così scrive:” Da sinistra vi è un uomo in costume volgare in atto di levarsi il cappello, mirando Gesù, nel qual si addita ritratto il benefattore della cappella”. Nessun documento anteriore, nessuna guida precedente lo conferma, né si conosce il fondamento di tale affermazione: si può solo supporre che la presenza di questo personaggio in abito da povero valligiano, con brache e casacca e non in costume di antico giudeo con mantello e veste talare, abbia dato origine a tale ipotesi, andatasi via via consolidando. Né si sa chi sia stato, o chi siano stati, i committenti di questo mistero, molto più probabilmente eretto dai fabbricieri con le offerte ed entrate ordinarie. Da quel momento la statua del “vecchietto”, colta con estrema, umana natu- ralezza nell’atto di levarsi il cappello il copricapo in segno di umile devozione e quasi di esempio, invito a tutti i pellegrini in carne e ossa a compiere lo stesso 562 Cappella - 39