Page 569 - Libro Sacro Monte di Varallo
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stra e fosse stata sostituita da quella attuale, eretta diagonalmente, e subito dopo affrescata da Gaudenzio Ferrari. Era quasi un’idea spontanea, non frutto di ragionamenti, che neppure avevo pensato di fissare per iscritto. Recentemente il Villata (nel 2005) pensa che l’in- tero edificio odierno già esistesse nel 1493 e che “solo in un secondo momento, tramite l’erezione di una parete tramezzata, l’ambiente venne diviso in due”. È scontato che nel 1493 l’edificio era costituito da un solo vano, non da due come in seguito; lo afferma in modo esplicito il testo stesso dell’atto di donazione usando il singolare “cappella existente”. Si trattava dunque di tutta la costruzione attuale, come pensa il Villata? Era solamente il sacello dell’odierna Pietà,come ritenevo io, oppure quello del Cri- sto deposto nella sindone? Solo la lettura, l’analisi attenta,per quanto possibile, delle strutture murarie potrebbe fornirci degli strumenti per chiarire la situazione in modo definitivo. Ma purtroppo vari piccoli ritocchi apportati lungo i secoli e soprattutto l’origi- nario rivestimento ad intonaco delle pareti esterne ed i due cicli pittorici interni di ambedue i sacelli non permettono un’indagine approfondita ed esauriente. Bisogna quindi affidarsi quasi esclusivamente allo schema planimetrico ed alle strutture delle volte per tentare di chiarire la situazione originaria. L’insieme architettonico lascia estremamente perplessi per la sua evidente mancanza di un elementare rigore strutturale che non ha riscontro in nessun’al- tra cappella del Sacro Monte. Ciò vale tanto per l’esterno quanto per l’interno. E’ del tutto anomala la planimetria irregolare ed indefinibile: non è quadrata, né rigorosamente rettan- golare, né pentagonale; suggerisce piuttosto un impianto vagamente ad L. Si direbbe che la costruzione sia sorta un po’ caoticamente, come un umilissi- mo edificio rustico, senza un vero progetto, senza un disegno di base, adattando le pareti perimetrali alla conformazione della roccia sulla quale posa direttamen- te parte dell’edificio, e stupisce che abbia potuto venir costruita originariamen- te così, priva di un’elementare coerenza. Anche le poche planimetrie dei secoli passati non possono essere di aiuto de- terminante. Quelle dell’Alessi nel “Libro dei Misteri” sono ad evidenza sche- matiche ed imprecise. Più attenta e puntuale è quella dell’architetto Massone, del 1772, in cui è nettamente segnata la parete diagonale divisoria tra le due cappelle, che termina contro uno dei due muri che costituiscono il lato verso mezzogiorno dell’edificio. I due ambienti si scontrano: uno con andamento da nord a sud (Pietà), l’altro Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 569
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