Page 574 - Libro Sacro Monte di Varallo
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“super parietem”, o della comunità, del consorzio dei terrieri, proprietari allora dello stesso “super parietem”, tra cui le casate dei maggiorenti varallesi, gli Sca- rognini in prima fila. L’unico vero ostacolo, l’unico dubbio per me è dato dalla testimonianza del- la planimetria dell’ingegner Massone del 1772 in cui compare solo la parete divisoria diagonale tra le due cappelle attuali e non la curva dell’abside che vi dovrebbe aderire. Fu una piccola svista (come varie altre di quella planimetria), ma per noi oggi di particolare importanza, da parte del Massone? Ma se così non fosse, a quando allora dovrebbe risalire la costruzione della piccola abside? Con molta probabilità tra il 1822 ed il 1826, quando venne rimosso dalla cap- pella il gruppo ligneo del Compianto sul Cristo morto, o della Pietra dell’un- zione, oggi in Pinacoteca a Varallo, venne sostituito da quello di Luigi Marchesi di Saltrio. Ma pare veramente strano che la scena sacra possa essere rimasta per oltre tre secoli in umile ambiente senza un fondale decoroso e regolare, ma con una parete di fondo sghemba e con un breve tratto sulla destra la parete sopra- vanzante al lato di mezzogiorno della cappella della Pietà, pur esso sbieco. Mi pare, tutto sommato, più logico pensare ad una svista, ad una modesta dimenticanza dell’ingegner Massone, o di un suo aiutante, nel non aver segnato la curva dell’abside. Come si può constatare è tutta una problematica nuova a cui purtroppo per ora non è possibile dare una risposta certa. Bisognerebbe po- ter attuare dei sondaggi mirati ed accurati per chiarire l’intricata situazione, il dilemma che ho prospettato, essenzialmente per verificare la situazione sotto la copertura del tetto, che potrebbe chiarire vari dubbi, e poi eseguire dei sondaggi sulle pareti esterne, ma soprattutto nella conca dell’abside per controllare se vi fossero dei lacerti di antichi affreschi quattrocenteschi, scialbati per la nuova destinazione del vano. Sarebbe la risposta più clamorosa e definitiva. Ma è so- prattutto auspicabile la collaborazione spassionata di esperti conoscitori delle strutture architettoniche e dei metodi di costruzione degli edifici rustici quat- trocenteschi nelle nostre aree montane in particolare. È così pure auspicabile la collaborazione fattiva di appassionati studiosi del Sacro Monte per trattare con pacatezza e serietà il problema, piuttosto che sen- tire in futuro gratuite, saccenti e sbrigative critiche preconcette da parte di chi fino ad ora non si era mai prospettato questi dubbi e questi interrogativi, come purtroppo assai spesso avviene. L’architettura Il tetto, come risulta dalle vedute ottocentesche della Piazza Maggiore (Nico- 574 Cappella - 40
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