Page 523 - Libro Sacro Monte di Varallo
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a semicerchio, addossata alla parete di fondo, da una porticina all’altra, come nella cavea di un teatro antico, per ampliarsi con ampio respiro su tutta la super- ficie dell’aula con la turba reale dei fedeli: creature vive dunque, che completano con la loro partecipazione, con la loro reazione istintiva, con i loro sentimenti più palpitanti e più intimi, con la loro stupefatta presenza, i gruppi statuari delle madri dolenti, degli sgherri, dei soldati romani, dei curiosi, plasmati da Gauden- zio in terracotta. Il tutto poi si espande in dimensioni planetarie con una coralità che investe cielo e terra con l’affresco, steso per la prima volta in assoluto con un’unica raffigurazione su tutta la superficie, dalla sommità della volta fino a terra, senza soluzioni di continuità. È quanto mai verisimile che mentre si va erigendo la struttura muraria, tra il 1518 e il 20 circa, Gaudenzio , soprattutto nel periodo invernale, quando non è possibile eseguire degli affreschi, abbia incominciato a modellare le prime figure, i primi bozzetti, alternandoli all’esecuzione di pale d’altare, di trittici e polittici. È pure assai probabile, per non dire quasi certo, che abbia modellato le prime statue non tanto nella sua bottega, giù in Varallo, ma molto più verosimilmente in qualche umile edificio del “super parietem” , forse presso la residenza dei frati, o in qualche casupola o cascinale, che ancora si scorge nelle varie raffigurazioni cinquecentesche del Monte ed anche in successive incisioni (un piccolo edificio per esempio si nota nell’incisione che accompagna il libro del Fassola (1671) entro lo spazio occupato successivamente dalla navata della Basilica). E sarebbe quanto mai prezioso poter documentare il luogo dove si trovava il forno: forse in un vano scoperto poco più di trent’anni or sono da padre Francesco, dietro la cucina della residenza degli Oblati. Così, attorno al 1520, giunta a compimento la parte architettonica dell’edi- ficio (priva però d’intonaco tutta la superficie interna, da rivestire successiva- mente di affreschi) è da pensare che Gaudenzio abbia trasferito nell’aula spo- glia le prime figure già modellate e con grande slancio abbia plasmato tutto il complesso statuario con l’aiuto dei suoi allievi. Non certo una grande schiera, non più di tre o quattro, tra cui si può ritenere che già ci fosse a fare le sue prime esperienze il figlio Gerolamo, e poi, dal 1521, come ben noto, anche Giuseppe Giovenone di Vercelli. Né è da escludere che vi abbia collaborato anche Fermo Stella, in quegli anni molto legato a Gaudenzio per l’ancona di Morbegno in Valtellina. Nell’ideare il complesso statuario Gaudenzio deve aver pensato per prima cosa alle figure di maggior importanza: alla loro distribuzione nello spazio, al Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 523
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