Page 521 - Libro Sacro Monte di Varallo
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dopo quei lavori, dicendo di aver visto ancora uno dei due monocromi, staccato tutto intero dal muro. Poi se ne perdono le tracce e il ricordo. Fortunatamente però l’incisore Sivestro Pianazzi aveva eseguito i disegni dei due tondi per il volume edito col Bordiaga su Le opere del pittore e plasticatore Gaudenzio Fer- rari, pubblicata a Milano tra il 1835 e il 1837. I disegni però non verranno poi incisi e pubblicati, ed oggi se ne conoscono solo le riproduzioni fotografiche. Dopo queste irrispettose alterazioni, per circa un secolo non avvengono altre modifiche, altri interventi negativi a danno delle cappelle. Ma dopo la seconda guerra mondiale, attorno agli anni Cinquanta del secolo XX, per esigenze pratiche ed igieniche, per una più decorosa accoglienza dei pel- legrini con l’installazione di necessari impianti sanitari entro il sacro recinto del Monte, non si trova una soluzione più felice e più rispettosa che ricavare nella zona della Piazza Maggiore delle latrine, proprio ai piedi della Crocifissione, in facciata, nello spazio sottostante la loggia eretta a metà Ottocento su progetto del Geniani. Situazione che tuttora resiste con “alto decoro” del complesso mo- numentale e della più sacra raffigurazione tra tutti i misteri della Nuova Geru- salemme. E non è finita: un ultimo intervento avviene negli stessi anni. Delle strutture murarie gaudenziane, soffocate e sminuite da tutte le costruzioni che vi si erano addossate, era rimasto visibile solo, o ancora, il lato tergale, verso levante, con lo splendido cornicione originale di coronamento, interrotto però a destra ed a sinistra dai due corpi avanzati (quelli posteriori) delle due cappelle dell’In- chiodazione e della Deposizione dalla croce. Al di sopra poi l’ampio tetto a pa- diglione, eseguito nel primo Ottocento, sopravanzava rispetto alla parte tergale della cappella gaudenziana, giungendo con la sua falda rivolta verso levante a filo degli spioventi delle due cappelle laterali. Ne risultava così un ampio vuoto, un sottotetto aperto, molto appariscente, con effetto certo non dei più decorosi. La sensibilità estetica del direttore artistico del Sacro Monte, Emilio Contini, priva però di un rigoroso senso storico e di un rispettoso riguardo per le testimo- nianze superstiti della Nuova Gerusalemme delle origini e dell’epoca gauden- ziana, pensò di intervenire, di ovviare a quella situazione, creando un elemento architettonico di schermo, seguendo i più tipici modelli della tradizione valse- siana, con arcate e loggetta. Così, con tutte le debite approvazioni, compresa quella della Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte, venne eretta quella struttura a tre ampie arcate al piano terra, posata sulla roccia viva del Calvario, ed a loggetta a fitte e leggere arcatelle al di sopra. In tal modo anche la parte superiore del cornicione originario di Gaudenzio venne nascosta. All’ester- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 521