Page 470 - Libro Sacro Monte di Varallo
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sioni di identico soggetto, che dovevano circolare numerose, oltre che come im- magini devozionali, anche come spunto iconografico nelle botteghe degli artisti. E non mi stupirei che lui, Jean de Wespen di Dinant nelle Fiandre, avesse avuto tra le mani, insieme ad altre incisioni di maestri nordici, anche quella di Martin Schongauer, alsaziano, tra i più celebri incisori del Quattrocento e maestro di Durer. L’azione, che si sviluppa da destra verso sinistra, il Cristo al centro caduto sotto la croce, con lo sguardo rivolto verso ai riguardanti, con la lunga croce commisa che domina diagonalmente la scena, il tumultuante coro tutt’attorno di soldati, sgherri, cavalli e cavalieri, mi pare al riguardo emblematico. Ma il Tabacchetti tiene anche ben presenti gli ordini dell’autorità diocesana. E proprio seguendone le direttive, pone in primo piano, sulla sinistra rispetto a Gesù, la Veronica, non presente nell’incisione dello Schongauer, che regge il sudario con impresso il volto del Signore. Non raffigura Simone il Cireneo, ben evidente invece nell’incisione, ma lo sostituisce con il ceffo che con plateale, icastica violenza vibra un calcio contro il Cristo caduto. Non pone al seguito i due ladroni con le croci, ma li colloca invece all’estremità sinistra, senza croci, ad aprire il doloroso corteo. Ed ancora all’estrema destra presenta in verità le Marie con S. Giovanni, senza creare però il colloquio con Gesù che sembri dir loro “Filiae Hierusalem…”. Il gruppo scultoreo del Tabacchetti La composizione plastica, ampia, tumultuante, chiassosa, d’una drammatici- tà urlante ed esteriorizzata, un po’ sopra le righe, si snoda processionalmente, o meglio come un corteo scatenato, traboccante di passione, davanti al visitatore, con andamento da destra verso sinistra: dall’ormai lontano Palazzo di Pilato all’ormai vicina roccia del Golgota. Ma la novità maggiore, rimasta unica su tutto il Sacro Monte, per la più in- tensa efficacia della resa scenica, è l’aver disposto in salita il terreno a mano a mano che si va verso il fondo, quasi come in una cavea di teatro classico, così che le figure, o i gruppi posti in secondo e terzo piano non vengano nascosti da quelli antistanti, ma emergano in tutta la loro imponenza a dar la sensazione di un affollamento più fitto ed a collegare così anche più strettamente la parte pla- stica con lo sfondo pittorico. Tutt’attorno al Cristo caduto sotto la croce, come nella nordica incisione dello Schongauer, si agitano soldati, sgherri e folla. Questo vero “teatro plasti- co”, più che convergere verso un punto focale assoluto, come avverrà nei de- 470 Cappella - 36
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