Page 465 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Il cornicione poi, elemento caratterizzante di grande evidenza, è totalmente diverso: ad unghie e lunette quello della Strage, come sarà poi tanto consueto anche con Giovanni d’Enrico, sia negli edifici della Piazza dei Tribunali, che nel Palazzo di Pilato, che nelle due tarde cappelle affiancanti la Crocifissione, mentre invece nella Salita al Calvario è molto più sobrio a semplici fasce oriz- zontali. Infine le finestre, che contraddistinguono nettamente le due facciate, sono tra loro del tutto diverse: a lunetta aperta quella della Strage, come avverrà poi in molte facciate di chiesette valsesiane; di forma ellittica, ad “occhio di bue”, per nulla consueta in Valsesia, quella della Salita al Calvario. Mi viene quindi da supporre, anzi, da conchiudere, che, ripresi i lavori dopo alcuni anni con nuovo intendimento per ospitare un diverso mistero, si sia pen- sato di rivedere e modificare il progetto iniziale. Ma proprio in quel periodo Enrico d’Enrico è lontano dal Sacro Monte, molto probabilmente, come si è detto, a Masserano. È invece presente ed operante sulla Nuova Gerusalemme varallese il pittore Domenico Alfano di Perugia, figura per altro ancora tutta da studiare per po- terne individuare e mettere a fuoco la personalità ed il peso avuto nella prose- cuzione e realizzazione dei lavori nel primo decennio di episcopato del Bascapè. Di lui si hanno notizie dal 1593 al 1603, e la sua attività non è volta solo al campo pittorico, ma anche a quello architettonico, come nel 1599 con l’inca- rico del Vescovo di compilare un disegno generale del Sacro Monte secondo le direttive da lui date nella sua visita del 3 Ottobre, e poi ancora il 29 Maggio 1602 di soprelevare la parte anteriore della Chiesa Vecchia per potervi colloca- re l’organo. Mi pare logico quindi poter ritenere che proprio secondo un nuovo disegno dell’Alfano si sia proseguita e completata la struttura architettonica della Salita al Calvario entro il ‘96, perché, come già detto, il 25 Gennaio 1597 monsignor Bascapè invia ai fabbricieri la descrizione della parte figurativa da eseguire entro la cappella. Come esito finale la struttura architettonica non si rivela come il risultato di due fasi, di due momenti successivi, ma si presenta perfettamente unitaria e coe- rente. Il suo volume parallelepipedo, sodo e compatto, appare come uno scrigno severo, sobrio, di misurata eleganza nella sua essenzialità per le cornici in pietra delle porte, per le semplici lesene d’angolo che riquadrano le pareti e per il line- are cornicione di coronamento; il tutto ravvivato dal lanternino svettante sul grigio tetto a padiglione ricoperto di piode. Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 465