Page 467 - Libro Sacro Monte di Varallo
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estramento morale e spirituale per i pellegrini. Ma è anche molto significativa la fiducia riposta dal Vescovo nell’opera degli artisti “quanto al collocare le imagini et misterii ci rimettiamo a’ presenti et periti…”. L’artista dunque, scultore o pittore che fosse (e ciò non solo sul Sacro Monte) aveva il compito di interpretare e tradurre figurativamente ciò che gli era stato commissionato. Ed è sorprendente constatare come nonostante, anzi, direi, gra- zie alle indicazioni scrupolose a cui doveva sottostare con particolare diligenza, riuscisse ad immedesimarsi nella volontà o nelle aspettative del committente, tanto da farle proprie ed a creare opere, non solo di piena soddisfazione, ma anche di altissimo livello, e molto spesso dei veri capolavori. Alla sollecitudine del Vescovo novarese non corrisponde però un’immediata realizzazione. Passano infatti più di due anni dalla seconda istruzione del Marzo 1597 prima che si riesca a dare inizio alla parte figurativa. È solo il 17 Aprile 1599 che si stende finalmente la convenzione tra i fab- bricieri del Monte e lo scultore Giovanni de Wespen, detto il Tabacchetti, per l’esecuzione delle statue. Pochi giorni dopo, il 27 dello stesso mese, essa viene ribadita puntualizzando scrupolosamente, secondo la consuetudine ormai invalsa, tutte le clausole, e cioè che lo scultore deve: “fabricare de terra cotta tutte le statue… secondo la determi- natione di mons. Rev.mo di Novara, et secondo il dissegno et ordine gli sarà datto da detti fabbricieri, le quale statue debbano essere conforme almeno per la mag- gior parte et assomiglianti alle altre statue che sono nel Monte Calvario, et di ogni possibile vaghezza a fine le dette due opere habbino in sé la dovuta conformità, et l’opera resti con ogni più perfettione si possa a laude di Dio et a maggior gusto delli visitanti, dandoli i detti fabricieri tutta la materia opportuna conchè non siano di minor bontà, qualità et vaghezza delle due statue d’Adamo et Eva che sono per lui fabricate nella cappella del Paradiso Terrestre, seguitando adesso dette opere sino che sarà finita. Et per sua mercede detti fabricieri gli promettono dare et pagare a raggione di ducatoni dodici per ogni statua con questo che le statue picole et quelle di mezo rilievo s’habbino da cuntare ogni due per una sola statua, et li huomini a cavallo con il cavallo per tre statue, per ogni cavallo et huomo a cavallo, et più detto messer Giovanni promette di fare una statua senza alcuna mercede et di vestire e di mettere in detta opera in luoco meno apparente le quattro statue d’Adamo et Eva che sono indetto sacro monte, ancora senza alcuna mercede. Con patto che ogni volta che dette statue che farà indetta capella, da giudittiosi et prattici in detta arte fossero giudicate imperfette e mal fatte, che in quel caso sii obbligato detto messer maestro Joanne a farle a sue spese in forma lodevole et perfetta”. Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 467