Page 408 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Questo in sostanza è il panorama, per cui è più che comprensibile che tra il completamento della parte muraria della cappella di Pilato che si lava le mani (1609-10 circa) e l’esecuzione del complesso scultoreo (1617-18) sia intercorso un cosi notevole lasso di tempo. La scena plastica di Giovanni d’Enrico Quante sono in realtà le statue che animano e popolano la cappella? Si è visto che il Fassola nei 1671, a mezzo secolo dall’esecuzione dell’opera, scrive testualmente: “Le statue, che formano questo Mistero sono diecisette in circa...”. Il Torrotti, poco dopo di lui, trascura di dire quante sono. Invece tutte le guide del Sei, Sette ed Ottocento che citano il numero, cioè la stragrande mag- gioranza, riportano costantemente “diciassette”. E così pure ripetono anche quelle dei primi decenni del nostro secolo, fino alle soglie della seconda guerra mondiale. È evidente che si sono copiate e ricopiate l’una con l’altra, sempre fidando- si dei precedenti compilatori di guide, repertori e prontuari per ben visitare la Nuova Gerusalemme valsesiana, senza mai degnarsi di controllare de visu, sul posto, quanto scritto in modo piuttosto sibillino dal Fassola. Solo il Manni in questi ultimi decenni, e dopo di lui la Perrone Stefani, riferi- scono il numero di sedici, che è quello esatto. E non pare che attraverso i secoli sia stata eliminata una statua per farle scendere da diciassette a sedici. Piuttosto bisogna ritenere che il Fassola abbia considerato quasi una statua il sontuosissi- mo trono, ornato di teste di puttini. Il risultato complessivo, l’effetto generale della parte scultorea è quello di una cappella popolata di figure, animata da molti personaggi, come varie altre tra le più affollate del d’Enrico, tra cui quella precedente e quella successiva, ed a ciò indubbiamente contribuisce il pieno accordo, la perfetta continuità tra sculture e dipinti, affrescati subito dopo dal fratello Antonio, il Tanzio da Varallo, mol- tiplicando abbondantemente il numero degli astanti. Ormai, dopo tanti anni d’attività sul Sacro Monte, l’esperienza, la sensibili- tà, l’intuizione dì Giovanni d’Enrico si sono fatte sempre più mature, sempre più profonde ed efficaci, il maestro ha già dato prove altissime, sorprendenti nell’orchestrare e dominare una folla di statue con l’impressionante azione drammatica dell’Ecce Homo con le sue quaranta figure, poi la Condanna, la Pri- ma presentazione a Pilato e la Cattura, pure animata da numerosi personaggi, anche se solo pochi usciti dalla bottega del maestro, ma tutti disposti da lui se- 408 Cappella - 34