Page 405 - Libro Sacro Monte di Varallo
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al primo piano, (1609-1610 circa). È pur vero che in una convenzione, più volte citata, stesa dal notaio Peterro il 2 novembre 1608, già si nomina la cappella di Pilato si lava le mani, ma penso sia da intendersi più come l’area, lo spazio ad essa destinato, od un vano appena in fase iniziale di costruzione. Alla fine del primo decennio del secolo restava così da dare avvio alla parte fondamentale del mistero, quella figurativa, con il gruppo statuario e gli affre- schi. Il complesso scultoreo di Giovanni d’Enrico Tutte le cappelle raggruppate nel Palazzo di Pilato, e sono ben nove, com- presa la Cattura, sono popolate da una vera folla di statue uscite nell’arco di oltre trentacinque anni, dalla bottega di Giovanni d’Enrico. Ad esse si devono aggiungere alcune figure scolpite in legno, provenienti da antiche cappelle, riu- tilizzate dal d’Enrico nella nuova redazione di due misteri (Flagellazione, Salita al Pretorio). Tutto ciò è testimoniato già fin dal 1671 nella “Nuova Gerusalem- me’’ del Fassola. Anche la scena di Pilato si lava le mani, la più grandiosa ed una delle più impressionanti che esistano al mondo di tale soggetto, rientra quindi nella tita- nica impresa figurativa del grande scultore, lo statuario per eccellenza del Sacro Monte. Scrive il Fassola; “Le statue, che formano questo Mistero sono diciasset- te in circa di Giovanni d’Enrico”; ma anche senza la sua esplicita dichiarazione, basterebbe l’inconfondibile carattere stilistico a confermarlo. Tra la costruzione dell’aula però, terminata, come si è detto, attorno al 1609- 10, e l’esecuzione del gruppo scultoreo dovettero passare circa sette-otto anni. In- fatti dalla relazione della sacra visita, effettuata dal vescovo, cardinal Taverna, al Sacro Monte, il 14 settembre 1617, si viene a sapere che nella Lavazione delle mani è già presente solo la statua di Pilato, mentre le altre sono in fattura: “Apposita est tantum statua Pilati lavans manus, reliquae nunc fabricantur” (È stata collocata soltanto la statua di Pilato che si lava le mani, le altre si stanno ora facendo). Appare evidente che la statua, e certo anche il trono, dovettero essere portate e sistemate ancor fresche di modellato e calde di cottura, nell’aula completa- mente vuota appena appena qualche tempo prima, proprio in vista della immi- nente visita vescovile, non solo per far bella figura, ma per dare almeno un’idea di quello che nel giro di pochi mesi avrebbe dovuto risultare la scena sacra, alme- no nella sua parte plastica. La datazione quindi del complesso scultoreo va situata senz’ombra di dubbio Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 405
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