Page 402 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Premesse, avviamento ed erezione della parte muraria Al primo piano del Palazzo di Pilato, dopo la scena grandiosa ed impressio- nante dell’Ecce Homo, nella parte interna della loggia, lungo l’ampio pianerotto- lo che fiancheggia sul lato settentrionale la Scala Santa, è situata l’aula solenne, contenente il mistero di Pilato si lava le mani. La separa dall’Ecce Homo, un tratto di parete che corrisponde alla parte alta del retrostante vano occupato dalla cappella di Gesù condotto per la prima volta da Pilato, che però si affaccia sulla Piazza dei Tribunali, un po’ soprelevato sul piano terra. Anche la raffigurazione di Pilato che si lava le mani, come quasi tutte le altre del Sacro Monte varallese, ha subito una lunga e lenta elaborazione nel corso dei decenni prima di poter venire realizzata e raggiungere il suo compimento. Essa non compare nella prima redazione del Palazzo di Pilato, eretto sul lato nord del Monte, attorno al 1545-50 che conteneva soltanto la Flagellazione la Coronazione di spine. Neppure nei dipinti di queste due cappelle viene rievocata. Infatti una delle parti dell’affresco del Lanino, proveniente dall’antica Flagel- lazione e conservato nella Pinacoteca di Varallo, che secondo qualche studioso rappresenterebbe Pilato che si lava le mani, in realtà rappresenta senza ombra di dubbio Pilato in trono che pronunzia la condanna. Solo ad una ventina di anni dopo risale il primo pensiero, il primo proposito, di dedicare una stazione all’episodio tanto noto e tanto significativo di Pila- to nell’atto significativo di lavarsi le mani. Lo si trova nel “Libro dei Misteri” di Galeazzo Alessi, databile attorno al 1568. Il soggetto era abbastanza diffuso nell’iconografia riguardante la Passione di Cristo, sia come scena autonoma, sia unitamente alla Condanna. Un esempio verso la metà del Quattrocento è quello compreso nelle “Storie della Passione”, dovute al Maestro del Patullo, oggi al Museo Comunale di Ca- merino nelle Marche. Nel tardo Quattrocento e nel primo Cinquecento la scena ritorna poi alcune volte in area lombardo-piemontese sulle pareti divisorie delle chiese francesca- ne, come ad Ivrea con Giovanni Martino Spanzotti, a Bellinzona con un ano- nimo maestro lombardo vicino a Gaudenzio, più tardi a Caravaggio con Fermo Stella (1531), ed ovviamente a Varallo nel 1513 col grande ciclo gaudenziano in Santa Maria delle Grazie, proprio ai piedi del Sacro Monte. Né si può dimenticare la famosa, vasta tela del Tintoretto nella Scuola Gran- de di S. Rocco a Venezia, del 1566-67, il più celebre dipinto di questo soggetto per gli straordinari effetti luministici. 402 Cappella - 34