Page 398 - Libro Sacro Monte di Varallo
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di dipingere le statue? Il pittore è ormai diventato assai celebre ed è molto ri- chiesto; i fabbriceri evidentemente non vogliono lasciarselo sfuggire ed in un certo senso lo prenotano in anticipo per un’impresa di grande impegno, data l’importanza e l’ampiezza della cappella da affrescare. I dipinti poi potevano essere realizzati più facilmente se le statue non erano ancora tutte sistemate. Con il contratto del 25 luglio 1609 il Morazzone, che sta dipingendo sul Monte di Varese la cappella della Flagellazione, terminata già nei mese successi- vo, si obbliga ad iniziare i lavori a Varallo non più tardi della primavera seguente con il consueto impegno di attenersi a Gaudenzio quale modello, come specifi- cato nello stesso contratto: “con quella perfettione che sarà possibile imitando la mano del pittore Gaudentio”, quindi non più tardi dell’aprile-maggio 1610. Alcuni altri atti permettono poi di seguire, se non passo passo, però con una certa precisione lo svolgersi dell’impresa, più che in quasi tutte le altre cappelle del Sacro Monte. Il 17 novembre 1610 i fabbriceri conferiscono al Morazzone l’incarico di affrescare una terza cappella, quella della Condanna di Gesù e gli danno un ac- conto a condizione “che d(ett)o P(ittore) Morazzone debba venire alla prossi- ma primavera à buon ora à dare compimento alla pittura della d(ett)a cappella dell’Ecce Homo, et di poi immediatamente habbi da dar principio alla d(elt)a Cappella della sentenza di Pilato”. Ciò conferma che il Morazzone aveva data inizio agli affreschi dell’Ecce Homo, non però con la sollecitudine prevista nella primavera del 1610, pro- babilmente invece con un certo ritardo, dato l’invito molto esplicito a tornare nella primavera successiva “ha buon ora”, e di terminare i dipinti della cappella per dare subito di seguito inizio a quelli della Sentenza di Pilato o Condanna. Questo nuovo contratto (17 novembre 1610) deve essere stato sottoscrit- to poco prima della partenza del pittore da Varallo per il periodo invernale in cui era impossibile lavorare a fresco. Infatti l’atto successivo, che segue di pochi giorni, cioè il 1 dicembre 1610, che già ripetutamente abbiamo avuto occasio- ne di citare, ci fa sapere che il Morazzone non è più a Varallo, o sta partendo, perché si dà a Melchiorre d’Enrico il permesso di abitare nella casa Valgrana durante l’assenza del Morazzone, per continuare a dipingere le statue dell’Ecce Homo. Dalla lettura dello stesso atto, in cui le statue risultano in parte già sistemate ed in parte ancora da porre in opera “collocatas et collocandas”, si è ritenuto recentemente che almeno “gli affreschi della volta e della fascia superiore e parte degli inferiori fossero già compiuti” e che le impalcature fossero ormai state ri- 398 Cappella - 33