Page 395 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Cronologicamente già avevano fatto la loro comparsa con Gaudenzio sul Calva- rio, e non sarà l’ultimo. Altri, sempre dal d’Enrico verranno modellati in segui- to, come il mastino-alano che già si è incontrato nella cappella di Gesù davanti ad Erode. Ma questo bracco non è un intruso, partecipa a modo suo all’azione. Viene da pensare che lo scultore con il suo senso psicologico, gli abbia voluto porre gli uomini, sfrenati nei loro istinti, allo stesso livello. Le statue - Presunti autoritratti Dall’alto della loggia fa eco alla folla sottostante, accentuandone l’inscindibi- le legame, l’urlare ed il gesticolare di soldati, di paggi e di sgherri attorno a Gesù ed a Pilato, contrapposti sullo stesso balcone: l’uno disfatto, avvilito, nudo, san- guinante; l’altro eloquente, elegantissimo, diplomatico nel colloquiare. Un altro elemento di contrasto fortemente marcato è quello tra tutta la folla ed un gruppetto grazioso, innocente, sereno dei due bimbetti ricciuti, che gioca- no in primissimo piano, un po’ verso sinistra, accanto ad un cagnolino. L’inno- cenza in contrapposizione alla malvagità. È tutto frutto della fantasia creativa, felice e geniale di Giovanni d’Enrico, o qualche spunto, qualche suggerimento gli può essere giunto di lontano? . Se penso al gruppetto delizioso delle due bimbette bionde che si divertono con un cane, proprio in primo piano, davanti alla tavola della Cena in Emmaus del Veronese, oggi al Louvre, mi viene spontaneo pensare che il d’Enrico pos- sa avere conosciuto quella tela attraverso qualche riproduzione a stampa, che poteva già circolare a cavallo tra Cinque e Seicento. Ma il merito dello scultore è quello di averne saputo cogliere lo spunto ed aver ricreato il piccolo gruppo, ri-interpretandolo in un contesto tanto diverso. Un altro bambino, un po’ più grandicello, compare sulla destra in un altro gruppetto insieme ad un uomo con la barba, che gli indica il Cristo sulla loggia. Già fin dalla guida del 1743 si è scritto che l’uomo è l’autoritratto del d’Enrico: “...di cui si vede il vero suo ritratto in una delle dette sue statue, ed è quella, che posta presso del muro della destra parte de’ Visitanti sta’ in atto di far osservare ad un figlio vicino il Mistero, che si rappresenta sopra la loggia”. La notizia, come ovvio, è stata in seguito ripetuta da altre guide del Settecen- to, e nel nostro secolo è stata ripresa ed accolta dal Galloni. Al contrario il Cusa, a metà Ottocento, rifacendosi ad un’altra tradizione, in- dica come autoritratto dello statuario la quarta figura lungo la parete di sinistra, con le braccia sul petto. Lo seguono le guide del 1881, del 1919, del 1939. Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 395
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