Page 275 - Libro Sacro Monte di Varallo
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rando intensamente per la corte sabauda e per molte chiese fino almeno al 1736, venendo incaricato di numerosi lavori dallo stesso Juvarra, segno dell’alta consi- derazione di cui godeva. I Valsesiani residenti a Torino si erano quindi rivolti per la parte scultorea della cappella di Anna, non ad un artista della valle, ma ad uno dei maestri di maggior spicco della capitale, con la convinzione di dare più lustro all’opera da loro finanziata. E poiché nel 1736 terminano le notizie documentate riguar- danti l’attività torinese dello scultore, viene da pensare che appunto poco dopo gli sia stato affidato l’incarico di plasmare le statue della cappella varallese, che, come si è visto nella guida del 1743, in quell’anno erano già tutte eseguite, solo in attesa di esser collocate. Per cui si può pensare che esse siano state modellate attorno al 1740, quando ormai la parte architettonica del Morondi si doveva av- viare alla conclusione. Per altro il Malie ritiene che quest’opera del Tantardini abbia occupato gli ultimi anni di vita dello scultore, che sembra sia deceduto nel 1748. Si recò dunque a Varallo il Tantardini, o eseguì le opere a Torino? Certo è difficile per non dire quasi impossibile dare una risposta sicura. Tenendo però presente che secondo alcuni studiosi può esser stato l’autore nel 1747, l’ipotesi che il Tantardini si sia recato a lavorare a Varallo, può sembrare la più attendibile. Del resto sempre, tutti gli altri scultori avevano operato direttamente sul Sa- cro Monte, ed il Tantardini doveva almeno rendersi conto «de visu» di cosa era il Sacro Monte, di quello che era stata la portata della parte scultorea nella realizzazione dei vari misteri nell’arco di due secoli e mezzo, di quello che era l’ambiente in cui le sue statue avrebbero dovuto, non solo esser situate, ma agire e costituire l’elemento principe di una scena grandiosa, di effetto degno di stare a confronto con tutte le altre stazioni. Per queste ragioni pare ovvio che il Tan- tardini si sia recato a Varallo. Ciò che invece appare inspiegabile è il fatto che su diciannove statue che costituiscono la scena, solo diciotto siano opera sua, men- tre più tarda è quella di Anna, cioè proprio quella di uno dei due protagonisti insieme a Gesù. Si affacciano quindi alla mente alcune ipotesi: paiono tuttavia da esclude- re due supposizioni, e cioè che le statue siano state modellate a Torino e nel trasporto a Varallo proprio quella di Anna sia andata rovinata, oppure che lo scultore a causa di una sopravvenuta malattia, data la sua età ormai avanzata non abbia più avuto la possibilità di eseguirla, poiché la guida del 1743 non dice che manchi una statua. Del resto se nel trasporto si fosse rovinata la figura di Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 275