Page 273 - Libro Sacro Monte di Varallo
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Varallo), nato nel 1700 a Varallo, approvato architetto civile dall’Università di Torino nel 1730, doveva già essere attivo per il Sacro Monte fin dai suoi anni giovanili se, come vuole la tradizione, risalente al 1777, aveva eretto la Porta Aurea attorno al 1720-21, e già da tempo stava interessandosi allo Scurolo ed alla tribuna della Chiesa Maggiore. Egli dunque ebbe l’incarico di trasformare, o meglio di rifare quasi del tutto la costruzione della cappella con un nuovo più originale e più grandioso proget- to, dandole dimensioni maggiori in accordo con gli altri edifici della Piazza dei Tribunali. Il raffinato palazzotto da lui eretto, si eleva rispetto al piano per mezzo di una breve gradinata che immette ad un atrio di tre arcate sorrette da due colonne tuscaniche, forse provenienti dal portico della precedente cappella. Due eleganti balaustre in pietra fanno da parapetto alle arcate laterali arricchendo la costru- zione. Come negli altri edifici della Piazza, anche in questo la parte anteriore si eleva di più rispetto al resto della costruzione per dare maggior imponenza alla facciata che viene cosi costituita da un secondo piano e da un mezzanino ornati da fine finestre in stucco e conclusa da un tetto a padiglione in lose. La vivacità barocca dell’insieme è determinata, oltre che dal misurato effetto scenografico della diversa ampiezza dell’intercolumnio, con un’arcata di mag- gior respiro al centro e due lievemente minori ai lati, soprattutto dalla struttura convessa della parete di fondo dell’atrio, in cui si aprono le tre vetrate di comu- nicazione con l’aula interna. Questa si sviluppa secondo un’ampia ellisse di notevole spazialità, sviluppata in larghezza, che si ispira al celebre schema ideato dal Bernini dopo il 1650 per il Colonnato di S. Pietro e per la chiesa romana di S. Andrea al Quirinale, ripreso ben presto a Torino dal Guarini verso il 1670 per la parte anteriore del santua- rio della Consolata, o chiesa di S. Andrea. Ma per poter realizzare la vasta aula ovoidale, elemento indispensabile per una scena grandiosa, degna delle altre della Piazza, lo spazio era assai limitato. Davanti infatti l’edificio non poteva protendersi, perché avrebbe interrotto l’asse viario che salendo dalla cappella della Tentazione raggiunge, attraverso l’androne della Cattura, la Piazza Maggiore, passando proprio rasente alla fac- ciata della cappella di Anna. Sulla parte posteriore poi la presenza del tempietto del Figlio della vedova bloccava qualsiasi possibilità di espansione. Ma l’architetto con un duplice, geniale ed ardito espediente risolse il proble- ma: nella parte anteriore con la parete interna dell’atrio convessa, che sporgen- do in avanti, non solo diede movimento alla struttura, ma mantenne inaltera- Per sfogliare il libro cliccare col mouse sugli angoli delle pagine e trascinare i fogli 273