Page 272 - Libro Sacro Monte di Varallo
P. 272
doveva accordare per dimensioni e per carattere, se non per stile, con gli altri già esistenti. Un primo edificio dovette realmente venir costruito, o nell’ultimo de- cennio del Seicento (ovviamente dopo il 1688, anno dell’incisione del Manauft, in cui ancora non compare), o all’inizio del Settecento. Doveva trattarsi di un fabbricato di dimensioni modeste, di pianta quadrata o rettangolare, di altezza pari a quella della cappella del Figlio della vedova di Naim, al cui lato occidentale venne addossato, dotato di un breve portico di facciata sporgente verso la Piazza dei Tribunali, fornito di una finestra in alto sul lato nord, come risulta dalle repliche della veduta dello Sceti, e certo anche sul lato di mezzogiorno. Evidentemente si trattava di una costruzione molto più piccola dell’attua- le, poiché sopravanzava di poco verso nord il tempietto del Figlio della vedo- va, come risulta sempre dalle repliche dell’incisione dello Sceti, mentre verso mezzogiorno non poteva sporgere più dell’odierna cappella, perché altrimenti avrebbe otturato la finestra del lato destro (lato occidentale) della retrostante cappella del Figlio della vedova, tuttora aperta. Ma questo tempietto ebbe breve vita e non venne completato all’interno con la parte figurativa in pittura e scultura. Le risorse finanziarie di Varallo e della Valsesia erano infatti dirette in quel pe- riodo verso altre mete: allo sforzo per il compimento della Chiesa Maggiore del Sacro Monte, alla ricostruzione della monumentale collegiata di S. Gaudenzio in Varallo per incitamento dello zelante e santo prevosto Benedetto Ludovico Giacobini, al rifacimento di molte altre parrocchie in tanti paesi della valle. Solo passata questa eccezionale ondata di entusiasmo, completata la maggior parte di quelle opere, si potè ripensare a dare degna attuazione alla cappella di Anna, grazie alla generosità dei Valsesiani residenti a Torino. Essi erano diventati ormai numerosi, quasi una vera e propria colonia dopo il passaggio della valle agli stati sabaudi nel 1707, tanto da aver costituito nel 1712 la compagnia dei Valsesiani sotto la protezione di S. Gaudenzio e della Beata Panacea. La cappella venne dunque in gran parte rifatta nel 1737. Ce ne dà conferma l’intestazione di un conto ad essa relativo, così formulato: «Spesa per la Cappella d’Anna de’ Benefattori Valsesiani commoranti in To- rino in demolir il portico esteriore e rifarlo interiormente come pure la volta e rifarla secondo il dissegno dell’architetto sig. Gio. Batta. Morondi». Il Morondi, il più celebre architetto valsesiano del Settecento (salvo Filippo Nicolis di Robilant, solo appartenente a famiglia oriunda da circa due secoli da 272 Cappella - 24
   267   268   269   270   271   272   273   274   275   276   277